Google inizia a disattivare i cookie di terze parti, ecco cosa cambia

Google Chrome ha iniziato a bloccare i cookie di tracciamento dati, limitando l'accesso a queste informazioni per circa il 1% degli utenti globali, pari a circa 30 milioni di persone.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il browser internet più utilizzato al mondo, Google Chrome, sta introducendo importanti modifiche nella modalità in cui le aziende possono tracciare gli utenti online. 

Una nuova funzione infatti disabilita i cookie di terze parti, piccoli file memorizzati sui dispositivi per raccogliere dati analitici, personalizzare annunci online e monitorare la navigazione. Inizialmente disponibile per il 1% degli utenti globali, corrispondenti a circa 30 milioni di persone, Google considera questi cambiamenti come un test, prevedendo una completa eliminazione dei cookie entro la fine dell'anno in corso.

Google, già proprietaria del browser più diffuso al mondo, afferma di voler rendere internet più privato. Tuttavia, alcuni inserzionisti prevedono perdite a causa di questa iniziativa. In risposta a queste critiche Chrome avrá la nuova funzione Privacy Sandbox, che da una parte può aiutare i consumatori a controllare (un pochino) meglio la privacy, ma dall’altra non fa che spostare il problema sotto al totale controllo della stessa Google. Qualche tempo fa abbiamo descritto Privacy Sandbox come un sistema pubblicitario integrato, e nel tempo trascorso le cose non sono cambiate. 

Il Chrome Privacy Sandbox di Google è di fatto un'alternativa ai cookie: assegna utenti a gruppi in base agli interessi, e quindi c’è ancora un monitoraggio delle attività online per creare un profilo pubblicitario. Dopodiché, sarà il browser stesso a trasmettere le informazioni rilevanti alle reti pubblicitarie. 

Dunque, non avremo più cookie di terze parti che ci seguono online, ma sarà il browser stesso a fare qualche di simile. Tuttavia, è di fondamentale importanza sottolineare che le informazioni raccolte dovrebbero essere molte di meno, e sarà più difficile abusarne rispetto a quanto accade ora. Almeno in teoria.

Alcuni critici sostengono che con questa mossa Google compie un’azione monopolistica, finendo per diventare una sorta di controllore assoluto della pubblicità online. Qualcosa che non piace a molti, e le varie autorità antitrust potrebbero voler intervenire.