Google non è responsabile delle pagine Web indicizzate

L'avvocato generale della Corte di giustizia europea ha ribadito la non responsabilità di Google nei confronti delle pagine Web indicizzate.

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a cura di Dario D'Elia

I motori di ricerca, come ad esempio Google, non sono responsabili dei dati personali pubblicati sulle pagine Web indicizzate. Questa la posizione dell'avvocato generale della Corte di giustizia europea, Niilo Jaaskinen, che è stato chiamato a esprimersi su una vecchia querelle tra Google Spagna e l'Agencia Española de Protección de Datos.

In pratica nel lontano 1998 un quotidiano cartaceo spagnolo pubblicò due annunci d'asta legati a fallimenti citando il nome di una persona. Dopodiché l'articolo venne (ri)pubblicato anche sul sito Web della testata. Nel novembre 2009 il protagonista della vicenda si rivolse all'editore poiché digitando il suo nome e cognome su Google nei risultati venivano sempre fuori riferimenti al vecchio articolo.

Corte di Giustizia UE

Considerato che erano passati anni e tutto era stato sanato, ecco la richiesta di cancellare il testo. La risposta però fu cristallina: non si poteva intervenire perché la pubblicazione era condizionata da un ordine del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali spagnolo.

Nel febbraio 2010 venne contattata Google Spagna, che a sua volta rimbalzò il problema ai legali di Mountain View. In contemporanea il protagonista di questa storia decise di rivolgersi alla Agencia Española de Protección de Datos per obbligare l'editore e il colosso statunitense ad agire.

Il 30 luglio 2010 l'autorità spagnola intimò la rimozione dei dati. L'editore vinse la causa tirando in ballo la libertà di stampa. Google invece fu costretta a passare attraverso più livelli di giudizio, fino alla Corte Suprema che decise di rivolgersi alla Corte di Giustizia UE.

Oggi Niilo Jaaskinen ha riconosciuto le ragioni di Google. Secondo la Data Protection Directive il "controllore" è la persona o l'entità che da solo o con altri determina le finalità e gli strumenti del trattamento dei dati personali.

Fornire gli strumenti per individuare informazioni, come fa Google, non implica il controllo sui contenuti della pagine Web di terze parti, e ancor di più quello sugli eventuali dati personali pubblicati. Quindi non può essere ritenuto responsabile e di conseguenza rispondere positivamente alle richieste del Garante per la privacy.

L'unica eccezione, ma non è il caso di questa vicenda, è legata alla presenza di pagine web con contenuti illegali o inappropriati che violano la legge. Infine appare chiaro che la Data Protection Directive non stabilisce "il diritto all'oblio".

Il parere dell'avvocato generale non è condizionante per la Corte di Giustizia, ma è un'indicazione di massima per la delibera finale - che arriverà prossimamente.