Google non innova più, pensa solo ai soldi e al social

Un ex-dipendente si lamenta del vecchio datore di lavoro, cioè Google. Una volta era la culla dell'innovazione e della creatività che viveva di pubblicità. Oggi invece vive per la pubblicità, e pensa troppo a inseguire Facebook.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google non è più un'azienda innovativa, ma solo un venditore di pubblicità che si concentra sulle cose sbagliate. È ciò che pensa James Whittaker, ingegnere Microsoft che ha lavorato a Mountain View per quasi due anni e mezzo.

"Tecnicamente suppongo che Google sia sempre stata una società pubblicitaria, ma nei momenti migliori degli ultimi tre anni non sembrava così. Google lo era solo nel modo in cui lo è uno show televisivo: dei grandi contenuti attirano gli inserzionisti".

Non siamo ancora all'ultimo round

Poi le cose hanno cominciato a cambiare, e l'ingombrante presenza di Facebook è diventata l'unico punto di riferimento, e la costruzione di un'attività social l'unico obiettivo. "Google poteva sempre mostrare annunci a più persone rispetto a Facebook, ma Facebook sa molte più cose su queste persone", spiega Whittaker, tanto che anche i marchi più potenti del mondo sono pronti a finire dopo il social network, come dimostrerebbe un URL come facebook.com/nike.

E allora Google ha sterzato con violenza. "Il social è diventato un ordine aziendale statalistico chiamato Google+. […] La ricerca doveva essere sociale. Android doveva essere sociale. […] Peggio ancora, persino l'innovazione doveva essere social. Le idee che non mettevano Google+ al centro dell'universo erano una distrazione", continua lo sviluppatore.

E così in un batter d'occhio Google avrebbe cominciato a preoccuparsi troppo dei profitti e troppo poco del suo cuore tecnologico e innovativo.

Voleva fare una ricerca, ha trovato il social

Secondo Whittaker però Google si sbagliava nell'affermare che Google+ fosse lo strumento per correggere sistemi di condivisione online che non funzionavano. "Semplicemente Google non ne faceva parte (della condivisione online, NdR). La gente condivideva di tutto e sembrava soddisfatta", continua Whittaker, aggiungendo che anche sua figlia adolescente ha capito che "il social è dove sta la gente, e la gente è su Facebook".

Tempo speso al mese da ogni utente sui servizi social

Facebook: 405 minuti
Pinterest/Tumblr: 89 minuti
Twitter: 21 minuti
LinkedIn: 17 minuti
MySpace: 8 minuti
Google+: 3 minuti
Fonte: ComScore, febbraio 2012. Non include dati da smartphone e tablet.

Di certo il cambiamento di Google c'è stato, ed è fin troppo evidente che l'azienda stia investendo molto sulla socialità online. Forse sarebbe stato meglio continuare sulla vecchia strada? Lasciare ad altri il compito di gestire l'interazione sociale online, e concentrarsi sulla ricerca dei migliori contenuti, sul portale video più grande del mondo, su Google Reader, su Android e tutto il resto? Sarebbe meglio tornare a concentrarsi sull'innovazione di per sé? Domande a cui è difficile dare una risposta, forse anche per chi dirige una società miliardaria.

Sarà un fallimento?

Crediamo che le lamentele di Whittaker non siano del tutto giustificate. I cambiamenti ci sono stati, ma Google deve proteggere prima di tutto il proprio fatturato, che è fatto quasi al 100% dalla pubblicità online. Se è vero che l'atteggiamento di Google è cambiato – e non c'è ragione di dubitarne – lo è anche che il flusso di progetti innovativi che arrivano da Google è ancora abbondante: Android, auto senza pilota, fibra ottica, Web più veloce e tanto altro; fare un elenco completo sarebbe un'impresa titanica.

Scopriremo presto se concentrarsi tanto su Google+ sia davvero una pessima idea. Per ora il servizio non è ancora decollato, il grande pubblico è ancora all'oscuro della sua esistenza, e probabilmente sarà così ancora per un bel po'. Finora si è sempre detto che è troppo presto per parlare di fallimento, ma prima o poi questa sospensione del giudizio dovrà giungere al termine.