Governo Monti: prima il digital divide, poi la fibra ottica

L'Agenda Digitale si concentrerà sul digital divide prima che lo sviluppo della fibra. Il Ministro Profumo è convinto che tutti debbano essere coinvolti, anche se le tecnologie non sono ottimali. La rivoluzione digitale non può prescindere da un processo di culturalizzazione del fenomeno Internet.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il Governo Monti pensa al digital divide più che allo sviluppo della fibra ottica nel paese. Secondo Francesco Profumo, Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con delega all'Innovazione tecnologica, l'importanza dell'accesso a Internet è prioritario.

"Internet sarà l'equivalente di quello che negli anni '50 era l'automobile. Allora si intuiva che con l'automobile sarebbe cambiato il modo di vivere e la forma stessa delle nostre città. Ed è quello che avvenne: assieme all'auto sono arrivate la fabbrica, l'autostrada, il nuovo commercio. Una nuova economia partì da un elemento specifico", ha confidato il Ministro oggi a La Repubblica.

Franceso Profumo

Basta insomma guardare alla Rete solo come a un groviglio di cavi e tecnologie. Bisogna volgere lo sguardo oltre la siepe per far maturare nella cittadinanza la sensibilità nei confronti di questi temi. Lo sviluppo della rete broadband insomma è un investimento e non un costo, come l'agenda politica populista vuole far credere. Tirare in ballo ogni volta un problema (apparentemente) più urgente o grave per sottrarre risorse all'innovazione è solo marketing della comunicazione, non certo il frutto di rinnovate strategie.

E così giovedì ci sarà la prima riunione della cabina di regia istituita dal presidente Monti. "Per trasformare il Paese serve un'azione democratica. Tutti devono essere coinvolti, anche se le tecnologie non sono ottimali. E quindi va azzerato subito il digital divide che riguarda sei italiani su cento. E poi vanno privilegiati gli spazi pubblici", ha continuato il Ministro.

Digital divide?

Insomma, l'idea delle Smart Cities sembra essere il fulcro di questa rivoluzione digitale. Non è però solo uno slogan come sostengono alcuni, ma "lo strumento per trasformare le tante esperienze, positive ma isolate fatte in giro per l'Italia, in prototipi per un progetto Paese". Se da una parte però la mozione leghista di qualche giorno fa volge lo sguardo ai distretti italiani più strategici (dalla Lombardia alla Sicilia), il Governo Monti alza l'asticella della sfida e punta a tutta l'Italia. Ma basterà un anno per far decollare l'Agenda Digitale? 

"Sì perché il processo è maturo, sta sotto le foglie, dobbiamo solo farlo emergere. È una cosa che sta nel sangue dei giovani. A noi spetta delineare gli elementi base: poi indietro non si torna", ha risposto Profumo. "Studiamo le modalità di finanziamento con la Cassa Depositi e Prestiti. Nel frattempo nei prossimi giorni uscirà un primo bando da 200 milioni sulle comunità intelligenti, riguarda 8 regioni del Sud: ogni regione dovrà specializzarsi su un settore. A fine primavera toccherà al Centronord. Se i prototipi funzionano, cambia il Paese".

La speranza è che anche grazie al capitale di rischio - la caccia è già iniziata -  si attivi una sorta di ciclo virtuoso che faccia nascere startup tecnologiche, occupazione, e nuovi distretti industriali. "Il nostro ruolo è formare bravi cittadini del mondo che fra le altre cose siano capaci non di trovarsi un lavoro, ma di creare lavoro", ha concluso Profumo.

Condividiamo molte delle considerazioni espresse dal Ministro. Il metodo scelto per portare avanti l'Agenda Digitale ci appare serio. Non abbiamo sentito parlare molto di fondi e neanche di roadmap, ma forse è solo questione di tempo. 

La buona notizia è che per una volta si parla di innovazione senza ammiccare ai soliti noti del settore. I protagonisti del mercato TLC ovviamente saranno coinvolti prima o poi, ma c'è una leggera brezza, a favore del libero mercato, che sembra aver diradato qualche latrato di troppo.