Indagine antitrust contro le Pay-TV: c'è da tremare

Si parla di un'indagine antitrust UE sui diritti televisivi delle Pay-TV. C'è da tremare perché se saltassero i limiti territoriali, potremmo guardare ad esempio il grande calcio a basso prezzo. Come ha fatto la signora Murphy nel suo pub, mostrando la Premier League tramite decoder e card greco.

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a cura di Dario D'Elia

Immaginare Bruxelles impegnata in un'indagine antitrust contro le Pay-TV europee per qualche strano e ignoto meccanismo solletica la pancia. In Italia Sky è davvero un successo, e forse senza il suo avvento non avremmo potuto conoscere la TV di qualità e anche quella più trash comunque ben confezionata.

Però quando si parla di abbonamenti, sport, cinema e Calcio la mente corre al portafoglio. Il costo di un anno per guardarsi la Serie A in televisione è da mal di testa, poi ci si mette la moglie che vuole i film, e sei già a quota 600 euro per 12 mesi. L'esperienza televisiva è coinvolgente e si vede bene con l'HD. Però che botta!

Cheers!

Allora perché non guardare se sul panorama europeo c'è qualcuno che offre qualcosa di simile a prezzi inferiori? No, non si può, dicono gli operatori televisivi di fascia alta. Hanno pagato centinaia di milioni di euro per i diritti sul Calcio. Sky ne sgancia 570 milioni l'anno, mentre Mediaset 270 milioni – solo perché il suo contratto risale a prima dello switch-off.

Possono dire quello che vogliono i broadcaster, ma c'è una signora di Portsmouth che nel 2011 ha lanciato un sasso nello stagno. Karen Murphy è stata portata in tribunale per aver sintonizzato il televisore del suo pub su un canale a pagamento Greco (sfruttando decoder e card specifica) che trasmetteva il Calcio della Premiere League.  Alla fine la Corte di Giustizia UE le ha dato ragione.

"Il principio potrebbe essere devastante per il sistema di esclusive territoriali messo in piedi dalla maggiore emittente televisiva satellitare italiana (Sky, N.d.R.) a suon di milioni di euro e appare in grado di mettere in crisi il florido mercato dei diritti TV sulle partite di calcio nostrane", scriveva ai tempi il giurista esperto in IT Fulvio Sarzana.

"Se io acquisto su Internet una partita ad un prezzo di dieci volte inferiore da una piattaforma greca (analogamente a quanto previsto dalla Corte in relazione alle schede da inserire nel decoder) posso tranquillamente godermi lo spettacolo in lingua greca e ad un prezzo molto più basso".

A questo punto se i broadcaster alzano la voce, com'è successo, e decidono di impedire questa prassi è evidente che si pone un problema di competizione. Le clausole di protezione territoriale applicate ai diritti di trasmissione violano le norme antitrust?

Ecco, la risposta non è scontata e l'indagine che sarebbe partita da Bruxelles, come riporta il Financial Times, potrebbe avere esiti devastanti. "La Commissione dovrà tener conto di diversi fattori economici", ha spiegato Maurits Dolmans, avvocato specialista nel settore. "Forzare un sistema di licenze UE ad ampio spettro potrebbe essere attraente per i consumatori dei paesi più ricchi, che pagherebbero meno, ma non necessariamente per i consumatori dei paesi più poveri, che potrebbero essere forzati a pagare di più".