Instagram crea dipendenza nei bambini, Meta denunciata

41 Stati citano Meta in giudizio per essere causa di danni alla salute mentale dei bambini, con Instagram e Facebook.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

In una mossa senza precedenti, 41 degli stati che compongono gli USA hanno intentato azioni legali contro Meta, l'azienda madre di Facebook, Instagram e Whatsapp. Secondo le accuse questi sociale media creano dipendenze nei bambini e compromettono la loro salute mentale. La denuncia arriva in un momento particolare nel Paese, dove è in via di approvazione anche una legge che in teoria serve proprio a salvaguardare la sicurezza dei bambini online - ma molti osservatori hanno già notato come possa diventare facilmente uno strumento di censura. 

Le accuse affermano che Meta ha implementato tattiche dannose e manipolative per attirare i bambini sulle sue piattaforme. Nella denuncia di 233 pagine si afferma che l'azienda ha sfruttato i giovani utenti a fini di lucro, ingannandoli sulle caratteristiche di sicurezza, raccogliendo i loro dati e violando le leggi federali sulla privacy dei bambini. Gli stati accusano Meta di aver introdotto modifiche per mantenere i bambini sul sito a scapito del loro benessere, violando le leggi sulla protezione dei consumatori.

Non è la prima volta che qualcuno prova a denunciare Meta su questi temi, ma è nuovo l’ampio consenso che è stato costruito in questa occasione - non è certo una cosa comune vedere Democratici e Repubblicani allineati su un argomento qualunque. 

Meta, per il momento, ha scelto una risposta ordinaria: l’azienda si dichiara delusa dal fatto che le autorità abbiano accettato la denuncia, e fa sapere che in tribunale dimostrerà la fallacia delle accuse. Tuttavia, potrebbe finire per dover pagare sanzioni anche salate, e a dover modificare le proprie pratiche commerciali. 

La questione viene da lontano, e ha radici precedenti all’epoca dei social media. Ci sono i modelli estetici irrealistici, che spingono molti (ragazzi soprattutto) verso problemi alimentari e psicologici. Ci sono gli algoritmi che finiscono per “tenerti attaccato” ore e ore; ci sono le challenge che ogni tanto diventano azioni pericolosi e qualche volta mortali; c’è il bullismo online, che fa sempre male a qualcuno e di tanto in tanto ha conseguenze nefaste. Il catalogo dei problemi e degli orrori è potenzialmente molto ricco. 

Meta negli ultimi anni ha apportato qualche piccolo intervento ma per molti non è stato abbastanza. Il punto cruciale è soprattutto il fatto che l’azienda riesce a monetizzare piuttosto bene i dati degli utenti più giovani, ed è di conseguenza ben poco motivata a rafforzare le tutele - visto che ogni protezione in più significa un po’ meno (o molto) denaro che entra in cassa. 

Meta in ogni caso non è sola: anche TikTok ha ricevuto le stesse critiche a più riprese, a cui si sono aggiunte le accuse - mai dimostrate - che quest'app sia in qualche modo uno strumento di spionaggio sotto il controllo di Pechino.

Immagini di copertina: jackf