Jurassic Park sta per diventare realtà, è genetica d'assalto

Il 15 marzo 2013 la conferenza TedX DeExtinction ha tirato le somme sulla disciplina della de-estinzione. È già ricomparsa una rana estinta da 30 anni, e si lavora su altre specie, compreso l'uomo di Neanderthal.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Negli ultimi giorni è tornato alla ribalta il tema della de-estinzione, neologismo che indica le ricerche mirate a riportare in vita specie estinte. Merito soprattutto della conferenza TEDx DeExctintion, tenutasi lo scorso 15 marzo a Washington, con la collaborazione del National Geographic.

Alla conferenza hanno partecipato molti dei principali esperti del settore, e comprensibilmente tutto ruota intorno all'ingegneria genetica. È ormai dimostrato, infatti, che date le informazioni minime necessarie è possibile creare da zero un essere vivente. Il DNA tuttavia non si conserva molto bene, e quindi è difficile "riesumare" specie estinte da molto tempo, ma è possibile riunire frammenti d'informazione raccolti da diverse fonti nel tentativo di ottenere una sequenza completa.

Partorisce dalla bocca? Potevano lasciarla estinta

Il pensiero va inevitabilmente a Jurassik Park, il famoso film che sta per tornare nelle sale in 3D: lo scenario dipinto è ancora lontano, certo, ma è un'ipotesi che qualcuno sta prendendo in seria considerazione. Anzi, serissima: George Church crede per esempio che si potrebbe persino ricreare l'uomo di Neanderthal - anche perché parte del suo DNA si trova nel nostro codice genetico.

Ma non ci sono solo sogni preistorici ad alimentare la ricerca, perché Michael Archer, nell'ambito del progetto Lazarus, ha riportato in vita - questa volta per davvero - la Rheobatracus silus, una specie di rana originaria dell'Australia, che si era estinta nel 1980. Un anfibio che, tra l'altro, ha una caratteristica unica: la madre inghiotte le uova e le fa sviluppare nel proprio stomaco, per poi partorire dalla bocca. Una cosa piuttosto raccapricciante, forse anche rivoltante, ma dal grande interesse scientifico.

Un altro progetto ambizioso, invece, è quello che punta a riportare sulla terra (e nel cielo) il piccione migratore. Secondo lo scienziato Ben Novak gli escrementi di questi animali "cadevano come pioggia sul Nord America", con effetti benefici su tutto l'ecosistema, e per questo sarebbe positivo riportare in vita questa specie - estinta da circa un secolo.

Il dibattito su questo tipo di ricerca è comprensibilmente molto acceso: ci sono detrattori di diverso tipo, e altri che guardano perplessi alla definizione di "specie estinta", che a quanto pare non è sufficientemente precisa. Altri ancora, poi, credono che non sia legittimo parlare di ritorno di una forma di vita, nella maggior parte di casi, ma di creazioni totalmente ex-novo; perché in molti casi non si può essere del tutto certi che il DNA sia al 100% identico.

Ecco quindi che per alcuni dovremmo parlare di "alba degli ibridi" più che di de-estinzione, una definizione che va obbligatoriamente abbinata all'idea che in natura la purezza non esiste, soprattutto quella genetica. Il termine ibrido andrebbe usato anche perché quasi sempre questi progetti non contano sulla clonazione "pura" del codice genetico, ma sullo sfruttamento di specie esistenti per crearne di nuove. Su questo dibattito Scientific American ha pubblicato un lungo articolo al quale vi rimandiamo.

Qualunque sia la nostra opinione su queste ricerche e scoperte, non si può negare il fascino suscitato dall'idea che una specie possa tornare indietro dall'estinzione. Oggi non possiamo ricreare i dinosauri, né potremo certo farlo partendo da una zanzara in conserva; ma un giorno, forse, cammineremo in corpi contaminati dalla tecnologia, avremo macchine coscienti e osserveremo brontosauri pascolare nei parchi.