La banca UBS denuncia il Nasdaq per il flop Facebook

UBS vuole denunciare il Nasdaq per la pessima gestione dell'IPO di Facebook. I problemi tecnici hanno ritardato l'elaborazione degli ordini contribuendo a generare ingenti perdite. UBS sostiene di aver registrato una perdita di 356,5 milioni di dollari nel secondo trimestre per questo flop.

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a cura di Dario D'Elia

La banca svizzera UBS ha deciso di denunciare il Nasdaq per recuperare le ingenti perdite dovute all'IPO di Facebook. L'accusa nei confronti della Borsa dei titoli tecnologici è di aver compromesso il debutto del colosso dei social network con problemi tecnici di ogni tipo. Gli errori avrebbero contribuito a generare una perdita di ben 356,5 milioni di dollari nel secondo trimestre. 

Al momento non è ancora chiara la strategia della banca. L'unica certezza, per altro confermata da tutti le fonti, è che il Nasdaq ha gestito la fase di pre-vendita in modo discutibile. In pratica si sono registrati numerosi problemi tecnici (di ordine informatico) legati agli ordini: non sono stati confermati per diverse ore anche dopo l'avvio del trading. Insomma, in un'epoca dove le contrattazioni si risolvono in millesimi di secondo le operazioni UBS si sono trasformate in prenotazioni "a babbo morto".

Banca UBS

È vero che alla fine il sistema del Nasdaq ha eseguito ogni ordine di acquisto e vendita, ma il tempismo è un elemento chiave per le operazioni. Infatti alla fine la banca UBS si è ritrovata con più azioni rispetto a quanto i suoi clienti avessero chiesto. Ad ogni modo l'IPO è stata decisa a 38 dollari e oggi le azioni viaggiano poco al di sopra dei 20 dollari.

Il Nasdaq in verità a giugno è corso ai ripari mettendo da parte 40 milioni di dollari da destinare alle aziende che hanno subito contraccolpi finanziari a causa dei problemi tecnici di maggio. Oggi sappiamo che in luglio questa cifra ha raggiunto i 62 milioni di dollari. Se dovesse aprirsi una stagione di denunce la cifra sarà sicuramente ritoccata al rialzo.

Intanto ieri è esploso un altro panico a Wall Street per l'ennesimo errore algoritmico che ha fatto saltare i sistemi informatici. Sul banco degli imputati le piattaforme delle grandi società che sono in grado di piazzare migliaia di ordini in pochi secondi.