La par condicio online non esiste: è un bene o un male?

AGCOM ha spiegato che la par condicio non è applicabile alla Rete poiché l'attuale norma parla esplicitamente solo di TV e carta stampata. Neanche in Francia, Germania e Regno Unito esiste qualcosa del genere.

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a cura di Dario D'Elia

La par condicio non si applica a Internet e durante questa campagna elettorale alcuni esponenti politici ne sentono gli eventuali effetti collaterali. L'Autorità delle Comunicazioni, dopo la scivolata sui sondaggi via smartphone, ha deciso di cautelarsi spiegando subito che l'attuale normativa sulla comunicazione politica riguarda esplicitamente la televisione e la carta stampata. Sui nuovi media non c'è nulla, quindi ci vorrà il parere del Parlamento.

Non a caso il Presidente AGCOM Cardani ha annunciato che dopo le elezioni sottoporrà alle Camere un bilancio sul funzionamento della par condicio. In ogni caso questo vuol dire che la sospensione della propaganda politica, prevista per i media tradizionali dal 22 febbraio, non potrà essere applicata alla Rete.

Massimo equilibrio

Di diverso avviso il costituzionalista Filippo Donati. "I margini per intervenire senza aspettare il Parlamento già ci sono, anche perché il testo unico della radiotelevisione ha recepito, mutuandolo dalla normativa comunitaria, un concetto di servizi audiovisivi più ampio di quello tradizionale", ha dichiarato l'esperto a Il Sole 24 Ore. "Si fa riferimento anche alla Web TV. Il vero problema è, semmai, come regolamentare la par condicio su Internet".

Ecco, il grande problema eventualmente un giorno potrebbe essere quello di immaginarsi una par condicio per il Web - sempre che ce ne sia veramente bisogno. Un'aberrazione secondo alcuni, sopratutto per il rischio di ledere il diritto alla libertà di espressione. Non a caso non esiste niente di simile per la Rete neanche in Francia, Germania e Gran Bretagna.

"Fermo restando che un tipo di strumento da solo non può decidere le sorti di una campagna elettorale e dato per scontato che la TV tradizionale ha ancora un grandissimo peso, i nuovi media hanno caratteristiche tutte nuove nella formazione del consenso", sostiene Cristian Vaccari, docente di comunicazione politica all'università di Bologna.

"È infatti vero che chi legge di politica su Internet ha già un proprio orientamento, sa quasi sempre per chi votare. La Rete, grazie all'interattività, può però servire per rafforzare quell'intendimento. Ma anche per trovare nuovi consensi. La segnalazione di un candidato inviata ai propri contatti di un social network non viene subita in modo neutrale. Chi la riceve sa, infatti, che arriva da una persona che si conosce e di cui, magari ci si fida. C'è un valore aggiunto che nel messaggio televisivo non c'è".

Il potere online in pratica oggi logora chi non ce l'ha.