La Realtà Virtuale ucciderà il Cinema, dice Spielberg

La realtà virtuale, o meglio i video a 360 gradi, danno allo spettatore la libertà di muovere lo sguardo come preferisce. Una novità che secondo Steven Spielberg metterà in crisi il cinema, perché impedirà agli autori, i registi soprattutto, di raccontare una storia secondo la propria immaginazione.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La realtà virtuale rischia di uccidere il Cinema. Lo dice Steven Spielberg, regista che negli ultimi 40 anni ha firmato diversi capolavori della Settima Arte, come Lo Squalo, gli Indiana Jones, Il colore viola, Jurassik Park, Schindler's List, Minority Report e tanti altri.

Ebbene, Spielberg ha recentemente affermato che la realtà virtuale è "pericolosa", perché "dà allo spettatore una grande libertà nel non seguire le indicazioni dei narratori, facendo invece le proprie scelte riguardo a dove volgere lo sguardo".

Spielberg teme quindi il fatto che lo spettatore possa guardare di qua e di là come meglio crede. Così facendo si rischia, secondo lui, di perdere l'autorialità del regista, e in senso più ampio di snaturare il cinema. Perché quest'ultimo è fatto di inquadrature, tagli di montaggio, messa in scena.

Il regista ha espresso la sua opinione nella cornice del Festival di Cannes 2016, un evento che quest'anno ha dato spazio anche alla Realtà Virtuale, in particolare con il cortometraggio Invasion di Eric Darnell – che i possessori di Samsung Gear VR possono vedere da subito usando l'apposita applicazione. Al festival francese è presente anche Giant di Milica Zec.

Steven Spielberg

Sarebbe opportuno però sottolineare un dettaglio, vale a dire la differenza tra Realtà Virtuale e video a 360 gradi. In molti contesti i due termini vengono usati come se fossero sinonimi perfetti, ma non è proprio così.

Con la realtà virtuale parliamo di ambienti virtuali, totalmente digitali o creati a partire da scansioni di ambienti reali, nei quali ci possiamo muovere e con cui possiamo interagire. L'esempio più famoso sono i videogiochi per Oculus Rift e simili: possiamo muoverci, usare armi, attivare pulsanti.

Un video a 360 invece viene girato e poi lo spettatore può muovere lo sguardo all'interno di ciò che è stato costruito per lui. È il caso del citato Invasion o di tanti altri video che trovate su Facebook o YouTube. Ed è quello di cui parla Spielberg.

Jaws 19
Lo Squalo 19, in VR! (più o meno)

"Secondo me non è solo un'estensione del cinema. È una cosa a sé stante, e dobbiamo scoprire molto sugli strumenti che offre. Tu (come spettatore, NdR) sei il cameraman, quindi l'inquadratura è dovunque guardi, è un linguaggio completamente nuovo", ha commentato Darnell. Secondo lui questa "realtà virtuale" è destinata a restare come strumento a disposizione degli artisti, mentre altri ritengono che sia una moda passeggera.

Almeno in parte Spielberg ha sicuramente ragione: fare un film come lo intendiamo oggi significa lavorare costantemente sull'inquadratura, su ciò che vedrà lo spettatore alla fine. Un lavoro che ha permesso a tanti registi di trovare un proprio linguaggio, una propria cifra stilistica, una propria identità artistica. E ci sono elementi del linguaggio registico che più di altri valgono a far emergere l'individualità dell'autore; valga come esempio il piano sequenza, che da Hitchcock a Iñárritu è la penna con cui i registi hanno firmato le proprie opere.

Il regista di AI -  Intelligenza Artificiale però, forse, si sta preoccupando più del dovuto. Per quanto i suoi timori siano in parte giustificati è vero anche quello che dice Darnell: la realtà virtuale può essere davvero una nuova forma espressiva, con nuovi strumenti e nuovi linguaggi.

Le jury de la 68e edition du Festival de Cannes reuni pour la montee des marches le 13 mai 2015
Cannes 2016

Siamo agli albori di questa nuova tecnica, e per qualche anno assisteremo a sperimentazioni dal valore squisitamente tecnico. Con il tempo però le cose si stabilizzeranno, ed emergeranno registi che sapranno trovare una quota artistica anche con spettatori liberi di girare lo sguardo come preferiscono. La loro creatività sarà indirizzata diversamente, certo, ma dovranno continuare a creare una messa in scena, a montare le sequenze, a decidere dove e come posizionare la videocamera, a dirigere gli attori e tante altre cose. Almeno per i video 360; la realtà virtuale, già oggi, è una cosa completamente diversa – ma anch'essa con il potenziale per creare opere d'arte.

Quanto al Cinema tradizionale, quello della sala buia con il grande schermo, è sicuramente in antitesi con il visore in VR. E sì, può darsi che a lungo termine le tradizionali sale finiscano per chiudere, perché tutti preferiremo la nuova esperienza. Impossibile dire oggi se e quando accadrà questo avvicendamento, ma se anche dovesse succedere continuerà ad esistere la figura del cineasta come artista (senza offesa per tecnici come Michael Bay o J.J. Abrams). Sarà interessante scoprire il nuovo Tarantino in questo formato.  

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