L'Europa vuole un tasto sui browser per segnalare i terroristi

Il documento conclusivo del progetto Clean IT della Commissione Europa sembra almeno discutibile, a una prima occhiata. Costato quasi mezzo milione di euro, vuole essere una guida su come evitare che i terroristi trovino in Internet uno strumento utile, ma contiene assurdità e concetti ovvi. Attesa per domani la discussione pubblica.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La Commissione Europa vorrebbe aggiungere ai browser un tasto "segnala contenuti terroristici", così che chi incappa in pagine potenzialmente pericolose ne possa informare le autorità. Il suggerimento è contenuto nel rapporto generato dal progetto Clean IT, al quale si è lavorato negli ultimi due anni.

Il documento sarà discusso pubblicamente domani, ed è il risultato di un'attività costata 400.000 euro. Un budget sostanzioso, che ha sostenuto 24 mesi di ricerche e analisi sull'argomento. E anche una cifra che, viste le conclusioni, a qualcuno potrebbe sembrare spropositata - seppure un'inezia nel totale del budget a disposizione della Commissione.

Drebin ha appena saputo del pulsante per i browser ... 

L'obiettivo è senz'altro condivisibile: chi non vorrebbe evitare che si usi la Rete per pianificare attacchi terroristici e offrire formazione a chi li vuole portare a termine? Ed è altrettanto ovvio che paesi e aziende coinvolte facciano il possibile per raggiungere l'obiettivo - come tra l'altro già fanno.

Dal dire al fare tuttavia c'è di mezzo il classico mare, e quelle che gli esperti della commissione consigliano come Best Practices, non sembrano molto convincenti, o almeno piuttosto ovvie. Questo a prima vista: si consiglia per esempio che crei una cornice legale per gestire l'argomento, che i governi strutturino politiche specifiche e che provider e aziende operanti nel Web siano chiare nei contratti con gli utenti. Fino a qui le ovvietà.

Meno scontato è invece l'appello alla formazione degli utenti, alla creazione di strumenti specifici che possano rendere tutti gli internauti più consapevoli di ciò che si può trovare in rete, e su come riconoscere ciò che è pericoloso. Un'idea, quella dell'alfabetizzazione digitale, che tra l'altro si ritrova anche nelle basi dell'Agenda Digitale Europea.

C'è poi l'idea di inserire un pulsante "segnala" inserito dai fornitori di contenuti sulle pagine web, sulla falsa riga di quelli che troviamo in tante pagine sulla rete, a cominciare da quelle di Facebook fino ai commenti di Tom's Hardware. Alle segnalazioni anonime farebbe seguito il controllo da parte di una o più organizzazioni specializzate, e queste darebbero eventualmente il via a un intervento legale.

... ma lui sa come gestire i terroristi

E allo stesso tempo andrebbe anche prevenuto l'abuso di questo meccanismo, si legge sul documento. In qualche modo, ci sembra che si voglia tenere il piede in due scarpe, e che non ci si renda conto di cosa significherebbe - in termini di risorse necessarie - mettere in piedi un sistema simile.

Si suggerisce anche di aggiungere un pulsante "segnala" ai browser, così da supplire alla mancanza di un sistema specifico - il tasto segnala sulla pagina del fornitore del contenuto. Certo, non capita spesso di trovarsi per caso su un sito gestito da terroristi, ma ci sentiremmo tutti più tranquilli se il browser (IE, Chrome, Firefox, Safari, Opera, etc) avesse un bel bottoncino per dare l'allarme. Si sa, basta poco per scongiurare tragedie.

Alle segnalazioni degli utenti farebbero poi seguito le azioni di blocco da parte dei provider prima, e delle autorità competenti poi – con le indagini del caso se necessario. "Che cosa potrebbe andare storto? Un sacco di cose, soprattutto se la segnalazione porta a un'azione obbligatoria come nel caso della gestione del copyright" scrive lo specialista Cyrus Farivar su Ars Technica.

Un'ipotesi condivisibile, e tutto sommato generosa. Prima di parlare di eventuali abusi bisognerebbe infatti trovare le immense risorse necessarie per creare un sistema del genere. Per non parlare del fatto che i sistemi di segnalazione esistenti sostanzialmente non funzionano o funzionano male: che dire per esempio di Facebook, che ha tenuto online più del dovuto pagine che incitavano all'odio, ma ha bloccato più volte quelle che consigliano l'allattamento al seno?

E ancora, non sarebbe doveroso mettersi d'accordo su cosa sia un contenuto "di natura terroristica", prima di cominciare a far fioccare le segnalazioni?

Al di là dei passaggi discutibili, il documento sottolinea le difficoltà insite nel tentativo di creare leggi che abbiano un qualche effetto sulla Rete. Ed è noto, in effetti, che Internet ha generato tante cose fantastiche quanti problemi difficili da risolvere; basti pensare a quanto ha facilitato la circolazione di materiale pedopornografico.

Gli intenti insomma sono nobili, ma il risultato fa pensare che gli "specialisti" della Commissione Europea abbiano lavorato senza avere idea di cosa stessero facendo. "A 44 euro a parola, è difficile immaginare un documento più costoso eppure inutile", ha commentato Joe McNamee dell'organizzazione European Digital Rights. Consoliamoci: quando si tratta di sprechi magari siamo i peggiori, ma almeno non siamo gli unici.