Linkedin chiude alle escort ma la Cassazione le legittima

Linkedin ha deciso di vietare i profili delle escort e prostitute. Quasi in contemporanea la Cassazione ribadisce, riferendosi al caso di due gestori di un sito di incontri online, che le inserzioni pubblicitarie sui siti web delle prostitute sono legittime.

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a cura di Dario D'Elia

Linkedin ha deciso di escludere escort e prostitute dai suoi profili. I nuovi termini di servizio vietano la pubblicazione di contenuti che promuovono servizi di accompagnamento e prostituzione esplicita. Questa novità vale per tutto il mondo, anche nei paesi dove la prostituzione è legale o tollerata. E così il social network dei professionisti si allinea a Facebook e gli altri servizi online, che da sempre bandiscono ogni attività legata a incontri e porno.

In controtendenza l'Italia, che grazie alla Cassazione ristabilisce la legittimità per chi si prostituisce a pubblicare "inserzioni pubblicitarie sui siti web, al pari di quelle sui tradizionali organi di informazione a mezzo stampa". Deve essere considerato  come un normale servizio in favore della persona.

Intanto in Parlamento, secondo il settimanale "Oggi"

Diventa invece reato di favoreggiamento della prostituzione quando la pubblicazione di annunci è accompagnata da "una cooperazione tra soggetto e prostituta, concreta e dettagliata, al fine di allestire la pubblicità della donna".

Si chiude così il caso di due gestori di un sito web per incontri che pubblicizzava annunci. Il GUP di Padova li aveva accusati di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. La Cassazione ha messo fine alla questione  ricordando che le sanzioni penali "devono essere applicate a coloro che condizionano la libertà di determinazione della persona che si prostituisce, a coloro che su tale attività lucrano per finalità di vantaggio e, infine, a coloro che offrono un contributo intenzionale all'attività di prostituzione eccedendo i limiti dell'ordinaria prestazione di servizi".