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L'Italia è competitiva, dice l'algoritmo del CNR, ma ci frega la corruzione

Un algoritmo italiano creato dall'Istituto dei sistemi complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche vi dice quali saranno i paesi più ricchi.

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Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

Pubblicato il 18/03/2015 alle 16:23

Quali paesi traineranno l'economia mondiale nei prossimi vent'anni? La risposta arriva da un algoritmo tutto italiano, creato dai fisici dell'Istituto dei sistemi complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISC-CNR), fra cui il professore Luciano Pietronero dell'Università La Sapienza e ISC-CNR e il dottore Matthieu Cristelli, che abbiamo intervistato per capire meglio di cosa si tratta.

macchinari precisione

L'argomento è quello dei big data, un concetto che per molti è astratto ma che in realtà è capace di restituire informazioni concrete con un'analisi appropriata come quella implementata al CNR. Il professore Luciano Pietronero ci ha spiegato che "tutto parte dall'idea di valutare qualcosa di intangibile come la competitività industriale. Di solito si guarda banalmente quanto si guadagna. L'ambizione era quella di fare una valutazione assoluta indipendente dall'aspetto monetario della competitività industriale".

"Per farlo guardiamo cosa produce un Paese e da questo mediante il nostro algoritmo (ispirato a Google ma diverso da Google) calcoliamo le potenzialità del Paese. I paesi più competitivi sono quelli che fanno di tutto, fino all'alta tecnologia". In base a queste informazioni - che si estrapolano dai dati - si applica un algoritmo che determina sia la diversificazione sia la qualità. È bravo chi fa un po' di tutto inclusi i prodotti di alta tecnologia.

Come si decide il livello tecnologico di un prodotto? Valutandone i limiti. "Un limite è che se un prodotto lo fanno tutti sarà poco complesso. Meno paesi sono capaci di fare un prodotto, più questo è complesso. Un prodotto è veramente complesso quando lo fanno in pochi e quei pochi sono di alto livello. Queste frasi le abbiamo trasformate in matematica e questo è il nostro algoritmo. Ne segue che i paesi devono avere sia la diversificazione sia l'alta qualità".

In base a questo criterio Cina e India continueranno a crescere stabilmente per almeno altri 10 anni raggiungendo i 26 trilioni di dollari nel 2022; Senegal, Kenya, Madagascar, Uganda e Tanzania potrebbero ripercorrere le orme delle 'Tigri Asiatiche', mentre il Sudafrica rischia di essere invischiato nella 'middle-income trap' e Nigeria e Repubblica Democratica del Congo potrebbero finire nella 'poverty trap'.

 

E l'Italia? Il professore Matthieu Cristelli ci spiega che "L'Italia esce come un Paese sviluppato. Se si guardano i 'cavalli' dell'Italia siamo messi bene, i problemi italiani non sono la diversificazione o la complessità produttiva, anzi, facendo il ranking secondo il nostro indicatore l'Italia a seconda degli anni è fra la terza e la sesta posizione".

"È noto che guardando la produzione manifatturiera e l'industria il nostro Paese è competitivo, i problemi dell'Italia sono altri – la corruzione, il sistema che non agevola gli investimenti, la complessità giuridica – che non riguardano le capacità del Paese ma l'ecosistema attorno che non le fa funzionare".

Non solo: "facendo il confronto sulla base dei prodotti che realizziamo, la produzione italiana è molto simile a quella tedesca e a quella Cinese, anzi in alcuni settori siamo persino superiori. Abbiamo fatto uno studio di confronto fra Italia e Cina e ci sono settori in cui l'Italia ha un valore aggiunto rispetto alla Cina, per esempio quella della produzione dei macchinari industriali di precisione". 

La differenza fra i paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati è che nel secondo caso la previsione può essere più precisa perché la spinta produttiva è talmente forte che gli altri fattori sono secondari e non influenti. Nei paesi sviluppati con la crescita a regime dell'1-2% invece sono determinanti perché l'influenza politica, la burocrazia e altri fattori diventano fondamentali per chi deve scegliere dove investire.

Pietronero ci anticipa inoltre che il lavoro del CNR - a cui partecipa anche il dott. Andrea Tacchella sempre dell'ISC-CNR - non si fermerà qui. È già in sviluppo un algoritmo per il calcolo della competitività delle aziende, che è tutt'altra cosa. Per capirci meglio basta un esempio: "un paese è come una foresta, con laghi, piante, animali, eccetera. La stabilità del paese è la stabilità dell'ecosistema; se qualcuno muore o nasce non fa niente, rientra nell'evoluzione naturale dell'ecosistema stesso. L'azienda è come un animale individuale all'interno dell'ecosistema, che deve mangiare entro sera, deve vincere il suo competitore e crescere in salute. L'azienda deve specializzarsi, il paese deve diversificarsi".

L'algoritmo attuale è prezioso per governi, centri di ricerca, investitori e aziende (fra cui per esempio il sito di e-commerce cinese Alibaba) per individuare le aree a maggiore sviluppo in cui investire. Per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo purtroppo un buon algoritmo non basta.

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