L'oscillatore nanometrico promette smartphone miracolosi

Ricercatori dell'Università della California hanno messo a punto un oscillatore più piccolo ed efficiente di quelli attuali, basato su memoria magnetoresistiva. Potenzialmente si potrebbe usare anche subito.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L'elettronica potrebbe trovare una nuova rivoluzione negli oscillatori nanometrici, realizzati grazie all'uso di memoria magnetoresistiva abbinata a un microscopico modulo a trasferimento di spin (spin transfer torque).

L'oscillatore è un elemento presente in ogni circuito elettronico, e molto sinteticamente è ciò che "genera forme d'onda di frequenza, forma e ampiezza di molteplici tipi senza un segnale d'ingresso" (Wikipedia). Tali segnali poi sono usati da altri elementi elettronici, come le ricetrasmittenti radio, i core di calcolo delle CPU, i controller di memoria e così via.

Rappresentazione schematica dell'oscillatore magnetoresistivo

L'oscillatore sviluppato dai ricercatori della UCLA (University of California, Los Angeles) si applicherebbe in particolare alla generazione della portante per le onde radio degli smartphone; rispetto agli oscillatori al silicio attualmente in uso è 10.000 volte più piccolo, e consuma molta meno energia.

Il progetto è sponsorizzato dalla DARPA, un'agenzia governativa USA legata al Ministero della Difesa, e descrive una struttura costituita da due strati magnetici separati da un isolante. Quello inferiore ha polarità fissa, mentre quello superiore ne ha una variabile, controllabile tramite una piccola corrente.

Rispetto ad altri esperimenti fatti in passato, questo oscillatore è più potente e preciso, e potrebbe in effetti entrare a far parte dei moderni smartphone. L'effetto diretto sarebbe una riduzione dei consumi e dei costi di produzione, e un po' più di spazio disponibile all'interno.

Questo nuovo oscillatore nanometrico si potrebbe inserire da subito nei moderni circuiti, perché è realizzabile con le attuali tecniche litografiche. La sua introduzione comunque non porterebbe a differenze enormi nell'autonomia di un iPhone o di un Galaxy S III, perché non è certo l'oscillatore a determinare i consumi di uno smartphone, almeno non quanto lo schermo, la CPU, la GPU o il modulo 3G.

Sono però questi piccoli dettagli che possono fare la differenza, se ben combinati. Questo oscillatore insieme a processori più efficienti, batterie migliori, schermi meno avidi di energia e altro potrebbero finalmente darci smartphone che non dobbiamo ricaricare tutti i giorni, o persino più volte al giorno.