L'uragano Sandy smaschera il bluff del falso cloud

Siti e aziende bloccate dall'uragano Sandy. Non è colpa dei due datacenter nevralgici di New York rimasti senza corrente, ma della mancanza di un'applicazione corretta del cloud computing.

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a cura di Elena Re Garbagnati

L'uragano Sandy ha scoperto un nervo cruciale dell'assetto informatico statunitense e globale: dati e traffico web passano per una manciata di datacenter, che quando si fermano possono creare una paralisi del sistema. Il cloud è la soluzione preventiva a qualsiasi inconveniente, il problema è che in realtà non viene applicato.

Ieri vi abbiamo raccontato del blackout che ha colpito New York e molte aree della costa orientale degli Stati Uniti in seguito al passaggio di Sandy, spiegando che alcuni siti erano tornati online grazie ai generatori. Oggi un articolo di Computerworld svela il retroscena inquietante della situazione.

Due datacenter nevralgici di New York sono stati messi KO dall'uragano Sandy

A funzionare tuttora solo grazie ai generatori sono due hub di rete fondamentali per l'infrastruttura degli Stati Uniti, che si trovano proprio a New York (al 118 dell'ottava avenue e al 60 di Hudson street), in una delle aree in cui Con Edison ha dovuto togliere la corrente per scongiurare gravi danni alla rete elettrica. Le fibre transatlantiche che approdano in 10 località differenti di Massachusetts, Rhode Island, Long Island e New Jersey convergono tutte in questi due edifici, da cui dipendono di fatto migliaia di connessioni di rete nazionali e internazionali.

L'analista Michael Levy di Tier1 Research ha sintetizzato la situazione spiegando che "c'è una forte probabilità che ogni volta che vi collegate a un sito web passiate dall'hub al 111 dell'ottava strada". Ebbene, se in questo momento stiamo navigando è perché c'è un generatore che sta bruciando più di 340mila litri di gasolio per tenere accese le macchine.

Il dato più inquietante è che non è noto quando Con Edison ripristinerà l'erogazione di corrente. Il fornitore Sterbenz ha tranquillizzato spiegando che sull'isola di Manhattan ci sono riserve di carburante sufficienti per rifornire i datacenter in caso di bisogno. La questione però non è questa, pittosto che si parla tanto di cloud computing, ma si permette che si verifichi una situazione come questa.

Per capire meglio abbiamo interpellato Marco Bellini, responsabile del provider italiano Internet One. "Si fa tanto parlare di cloud computing, ma cos'è?". Il vero cloud computing, ci ha spiegato, consiste nello spostare in tempo reale i dati con replica automatica su altri server collocati in posti diversi. In questo caso se un datacenter non funziona per qualsiasi motivo subentrano gli altri e non c'è interruzione nella disponibilità dei dati.

Gli allagamenti hanno costretto Con Edison a staccare la corrente a New York

Differente cosa è la virtualizzazione, un concetto che esisteva già negli anni 90 e che consiste nel ridistribuire i dati su più server situati nello stesso luogo. Se si verifica un problema a un server non c'è interruzione nel flusso di dati, ma se tutto il datacenter va fuori uso i dati diventano inaccessibili. E Bellini ci conferma quello che è proprio questo che è successo ieri a New York, dato che molte multinazionali italiane sono rimaste bloccate.

Insomma Sandy ha dimostrato senza ombra di dubbio che "tutti parlano di cloud ma in verità non c'è" ha concluso Bellini. Il cloud è morto, evviva il cloud.