La mano bionica non è più una fantasia, e non è nemmeno più un oggetto con cui fare attività limitate. Anzi, chi la indosserà potrà riscoprire il senso del tatto e percepire sensazioni come il caldo e il freddo. Questo è quello che promette l'arto artificiale progettato da un gruppo di ricercatori svizzeri coordinati dal dottor Silvestro Micera, presso all'Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna.
Sensori su ogni polpastrello, sul palmo e sul polso
Il primo a beneficiarne sarà un giovane paziente italiano, che sarà operato entro fine anno a Roma e che indosserà la rivoluzionaria mano robotica per un mese a titolo sperimentale. Se non saranno rilevati problemi i prodotti definitivi saranno in circolazione entro due anni.
L'arto bionico sarà collegato ai nervi mediano e ulnare dell'avambraccio, che avranno il compito di instaurare la comunicazione fra la mano e il cervello del paziente. I cinque polpastrelli, il palmo della mano e il polso saranno in grado di trasmettere segnali in maniera indipendente, con una modalità che il dottor Micera definisce una sensazione davvero realistica.
Il test sarà fondamentale per capire se i pazienti riusciranno a tollerare un arto permanentemente collegato al copro, o se ci sarà la necessità di rimuoverlo periodicamente. Questa informazione è critica, perché la rimozione e l'installazione della protesi richiede un intervento chirurgico complesso.
L'arto robotico sarà collegato ai fasci nervosi dell'avambraccio per comunicare con il cervello
Un altro problema che dovranno fronteggiare i medici sarà quello di nascondere il cablaggio sotto alla pelle del paziente in modo da mascherare la sua presenza. Gli elettrodi del prototipo che sarà indossato dal paziente italiano non saranno nascosti, ma ovviamente nelle installazioni definitive il cablaggio dovrebbe avvenire per via sottocutanea, come ha precisato il dottor Micera.
Il paziente dovrà imparare a controllare la mano con il pensiero, ma grazie alla comunicazione bidirezionale riceverà anche i segnali sensoriali dalla mano bionica. Il flusso bidirezionale di informazioni tra il sistema nervoso dell'uomo e la mano protesica dovrebbe essere veloce.
Il dottor Micera nel corso della conferenza all'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza ha parlato di "un reale progresso e una vera speranza per amputati" e sottolinea come quella messa a punto dal suo gruppo di ricerca sia "la prima protesi in grado di fornire un feedback sensoriale in tempo reale".