La minaccia nascosta nelle infrastrutture energetiche americane ha recentemente assunto contorni più definiti e preoccupanti. Un'indagine approfondita ha rivelato la presenza di dispositivi non autorizzati all'interno di inverter di potenza di fabbricazione cinese installati in numerosi impianti solari statunitensi. Questi componenti, denominati "interruttori di disattivazione", potrebbero consentire a Pechino di disabilitare remotamente intere sezioni della rete elettrica americana in caso di conflitto, rappresentando una vulnerabilità critica per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. La scoperta solleva interrogativi inquietanti sulla dipendenza occidentale dalle tecnologie cinesi in settori strategici.
Secondo quanto riportato da Reuters e The Times, esperti di sicurezza hanno individuato dispositivi radio cellulari non documentati all'interno di inverter cinesi utilizzati in tutto il mondo, incluso il Regno Unito. Questi componenti nascosti potrebbero essere attivati a distanza per spegnere gli inverter, causando potenzialmente interruzioni di corrente su vasta scala. "In pratica, significa che esiste un modo incorporato per distruggere fisicamente la rete elettrica", ha dichiarato una fonte anonima a Reuters.
Sebbene gli inverter siano progettati per consentire l'accesso remoto per aggiornamenti e manutenzione, le compagnie energetiche che li utilizzano installano tipicamente firewall per impedire comunicazioni dirette con la Cina. Tuttavia, negli ultimi nove mesi, gli esperti hanno scoperto dispositivi di comunicazione non documentati, come radio cellulari, in batterie provenienti da diversi fornitori cinesi.
Il numero esatto di inverter e batterie compromessi rimane sconosciuto, ma la scoperta ha già scatenato allarme tra i responsabili della sicurezza nazionale. La minaccia appare particolarmente insidiosa perché questi componenti sono profondamente integrati in infrastrutture critiche e difficili da sostituire rapidamente.
Il Dipartimento dell'Energia americano (DOE) ha dichiarato di star valutando i rischi, ma di affrontare difficoltà significative a causa della scarsa trasparenza dei produttori. In una nota ufficiale, il DOE ha affermato di star collaborando con il governo federale per rafforzare le catene di approvvigionamento statunitensi e integrare apparecchiature affidabili nella rete elettrica mentre cresce la produzione nazionale.
Questa rivelazione arriva in un momento particolarmente delicato. Lo scorso novembre, la rete elettrica americana è stata violata con successo da hacker appartenenti a governi stranieri. Sebbene l'attribuzione precisa degli attacchi sia complessa, gli esperti di sicurezza ritengono che Russia, Iran e Cina siano stati dietro queste intrusioni.
Il rappresentante statunitense August Pfluger, membro repubblicano del Comitato per la Sicurezza Nazionale, ha espresso preoccupazioni senza mezzi termini: "La minaccia che affrontiamo dal Partito Comunista Cinese è reale e in crescita. Che si tratti di attacchi alle telecomunicazioni o di accesso remoto a inverter solari e batterie, il PCC non si ferma davanti a nulla per prendere di mira le nostre infrastrutture e componenti sensibili."
Pfluger ha concluso con un appello all'azione: "È tempo di intensificare i nostri sforzi per dimostrare alla Cina che compromettere la nostra sicurezza non sarà più accettabile". Questo caso evidenzia come la competizione geopolitica si stia spostando sempre più sul terreno delle infrastrutture digitali e tecnologiche, dove vulnerabilità apparentemente minori possono trasformarsi in leve strategiche durante periodi di tensione internazionale.
La questione solleva interrogativi fondamentali sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento globali e sulla necessità di un controllo più rigoroso dei componenti tecnologici importati, specialmente quelli destinati a settori cruciali come l'energia. Gli Stati Uniti e i loro alleati si trovano ora a dover bilanciare i vantaggi economici del commercio globale con i rischi crescenti per la sicurezza nazionale in un'era di rivalità tecnologica sempre più accentuata.