Mediaset sfida Yahoo Video e perde in appello

Il Tribunale di Milano ha stabilito che Mediaset, nella querelle con Yahoo Video, avrebbe dovuto circostanziare i video da rimuovere per violazione del diritto d'autore.

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a cura di Dario D'Elia

Se Mediaset vuole che vengano rimossi i suoi video dal portale di Yahoo, o magari altre piattaforme, dovrebbe circostanziare gli interventi. Almeno è questo quello che si deduce dalla sentenza di appello del Tribunale di Milano che ha visto confrontarsi nuovamente il gruppo di Cologno Monzese e la filiale italiana di Yahoo.  

Nel 2011 Mediaset aveva ottenuto una sentenza inibitoria nei confronti di Yahoo! Italia per una serie di frammenti televisivi pubblicati sul portale Yahoo! Video. Senza contare l'azione legale di RTI che chiedeva 200 milioni di euro per violazione del diritto d'autore. A distanza di quasi 4 anni il tribunale ha ribaltato la sentenza di primo grado poiché di fatto la stessa Corte di Giustizia Europea ormai riconosce ai portali una responsabilità inferiore rispetto a quella degli utenti che attivamente postano e condividono video online.

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Ciò non vuol dire che i portali video non abbiano alcun obbligo, ma solo che le richieste di rimozione devono essere basate su una segnalazione "qualificata, puntuale e circoscritta".

"Si tratta senza dubbio di un servizio di hosting di contenuti che ricade nella regolamentazione della direttiva comunitaria. Il fatto che ci siano quelle funzionalità accessorie fa parte dei odierni servizi di hosting e quindi Yahoo! Italia può beneficiare del regime di limitazione della responsabilità del provider", ha dichiarato l'avvocato Marco Consonni dello studio Orsingher Ortu a La Repubblica.

In sintesi Mediaset ha il diritto di richiedere ogni rimozione se riscontra violazioni alle norme del diritto d'autore ma dovrebbe specificare esattamente quali file, invece di sostenere che non sia suo compito.

"Di certo è una sentenza estremamente importante nel panorama italiano", conclude Consonni. "La creazione della figura dell'hosting attivo era un'anomalia nel panorama europeo. In pratica succedeva che un provider con attività paneuropee fosse disorientato rispetto alle iniziative da prendere in Italia. Ora è chiaro che spetta a un giudice ordinare di rimuovere un determinato contenuto, mentre per la decisione del 2011 bastava l'ingiunzione da parte del titolare dei diritti, pena la responsabilità del provider".

Vi saranno conseguenza anche sulla querelle Mediaset-Google che pende ancora presso il Tribunale di Roma? Difficile dirlo, certo è che Mediaset sul caso Yahoo si rivolgerà probabilmente alla Cassazione.