Multa P2P: la verità, nient'altro che la verità

La megamulta di 220 mila dollari per il download e la condivisione di 24 file protetti fa ancora parlare. Ecco le confessioni di un giurato.

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a cura di Manolo De Agostini

La megamulta di 220 mila dollari per il download e la condivisione di 24 file protetti da copyright ha suscitato grande clamore. Quello che voleva la RIAA.

A tornare sul procedimento è oggi un giurato, Michel Hegg, che ha ampiamente discusso la decisione presa e ha svelato alcuni retroscena.

La giuria è arrivata al verdetto solamente dopo un litigio tra due correnti di pensiero. Da una parte vi era un giurato che voleva infliggere una multa di 150 mila dollari a file, mentre un secondo giurato - molto più magnanimo - avrebbe proposto la multa minima, di 750 dollari a file.

"La sentenza è un compromesso. Abbiamo voluto inviare un messaggio, diffidare dal ripetersi di questi episodi", ha dichiarato Hegg.

La difesa della Thomas è apparsa ai giurati come "inconcepibile".

"Doveva patteggiare per poche migliaia di dollari. È stata truffata? Abbiamo pensato 'Oh mio Dio, questa sta scherzando'. Lei è una bugiarda", ha sentenziato Hegg.

La responsabilità della donna avrebbe assunto proporzioni maggiori quando ha consegnato agli investigatori della RIAA un hard disk differente da quello utilizzato per condividere la musica. "Ha mentito. Non c'è difesa. La sua difesa è inutile", sentenzia Michel Hegg.

La RIAA avrebbe dimostrato che per la connessione a Kazaa non è stato utilizzato un router wireless, facendo cadere la tesi difensiva basata su un "furto di connessione e identità". Il nome dell'account Kazaa incriminato - Tereastarr - era il medesimo utilizzato dalla Thomas per l'email, il profilo MySPace e di tanti altri servizi.

"Credo che pensasse che la giuria fosse composta da sempliciotti. Non siamo tanto stupidi", ha concluso il giurato.

Jammie Thomas e il suo avvocato hanno dichiarato che andranno in appello. Vedremo chi l'avrà vinta.