Multato di 675.000 dollari per aver scaricato musica da P2P

Joel Tenenbaum si è visto confermata la multa da 675.000 dollari per aver scaricato e condiviso 31 canzoni con Kazaaa. Secondo il giudice la cifra non è eccessiva né ingiusta.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Joel Tenenbaum è stato condannato a pagare 675.000 dollari per aver scaricato e condiviso un totale di 31 canzoni tramite Kazaaa. Questo l'ultimo capitolo di una vicenda che si trascina dal 2003, e che vede da una parte l'imputato oggi 28enne, e dall'altra l'associazione dei produttori musicali degli Stati Uniti, vale a dire la RIAA. Il pronunciamento di giovedì firmato da una corte federale potrebbe essere quello definitivo, perché a Tenenbaum è stata negata la possibilità di rivolgersi alla Corte Suprema, grossomodo l'equivalente della nostra Corte di Cassazione.

Joel Tenenbaum

Secondo il giudice 22.500 dollari a canzone non sono eccessivi né ingiusti, soprattutto perché ben al di sotto del massimo teorico previsto dalla legge, cioè 150.000 dollari. Ad aggravare la situazione di Tenenbaum ci sarebbe il fatto che aveva ricevuto diversi avvisi prima della denuncia, sempre ignorati, e anche una prima multa di circa 5000 dollari, nel 2003. La multa attuale invece era già stata assegnata nel 2009, per poi essere successivamente ridotta a 67.500 dollari nell'anno successivo.

Si solleva però anche una questione per lo meno discutibile, e cioè che il denaro "risparmiato" per comprare la musica si traduca direttamente in profitto per lui e in perdita per le case discografiche. Sta di fatto che ora Tenenbaum si trova davanti a una situazione drammatica, che potrebbe compromettere il resto della sua vita: con un debito del genere sulle spalle è tutto in salita, persino negli Stati Uniti.

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Il caso di Tenenbaum è inoltre forse l'ultima testimonianza di un'epoca in cui i produttori denunciavano i singoli utenti, una pratica abbandonata nel 2008. Oggi la lotta alla pirateria trova i propri bersagli in siti web e servizi P2P, e persino in aziende come Google. Il caso Tenenbaum chiude un periodo di mediocrità e tristezza, ma difficilmente questo lo consolerà.