Negozi italiani fuorilegge sullo smaltimento hi-tech

Secondo un'inchiesta di Greenpeace il 51 per cento dei negozi italiani non rispetta il decreto che impone lo smaltimento dei RAEE. Su 107 negozi analizzati in 31 città il 25 per cento applica un aumento dei costi di consegna per compensare il ritiro dell'usato, che dovrebbe essere gratuito.

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a cura di Roberto Caccia

Secondo un'inchiesta di Greenpeace i negozianti italiani non rispettano il Decreto n. 65 che obbliga il ritiro gratuito e lo smaltimento dei rifiuti elettronici (RAEE). Facendo un passo indietro scopriamo che il suddetto Decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 4 maggio (RAEE, il rifiuto elettronico lo ritirano in negozio).

Secondo questo Decreto, a partire dal 18 giugno i negozianti avrebbero dovuto organizzarsi per offrire il ritiro gratuito delle apparecchiatura tecnologiche a fine vita, purché il consumatore acquisti un prodotto dello stesso tipo, secondo il principio "uno contro uno".

L'inchiesta di Greenpeace evidenzia che a distanza di oltre sei mesi dall'approvazione del decreto, il 51 per cento dei negozi esaminati non rispetta la norma.

La statistica è stata realizzata dopo aver esaminato 107 negozi di elettronica, sparsi in 31 città italiane. Gli esercizi commerciali appartengono a catene di distribuzione che detengono il 70 per cento del mercato nazionale.

La catena più virtuosa si è dimostrata Eldo, con il 60 per cento dei punti vendita disposti a ritirare gratuitamente i prodotti usati. Seguono Mediaworld, Trony, Unieuro ed Euronics, che chiude la classifica con il 45 per cento dei negozi adempienti all'iniziativa.

Il 51 per cento dei negozi italiani non rispetta la norma sullo smaltimento dei RAEE

Nel 63 per cento dei casi l'informazione data ai clienti sull'iniziativa non è completa, commenta la responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, Vittoria Polidori. Nel 25 per cento dei casi è stato addirittura rilevato un aumento dei costi di consegna dei prodotti nuovi, per compensare il ritiro dell'usato che dovrebbe essere gratuito.

In altri casi i negozianti hanno consigliato di telefonare all'azienda di gestione dei rifiuti, o di trasportare i RAEE direttamente nei centri di raccolta competenti.

Anche la situazione dei centri di raccolta conferma l'arretratezza italiana sull'argomento. Su circa 3000 centri, il 70 per cento è localizzato in sole quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto), e sono insufficienti per garantire un corretto smaltimento dei RAEE.

In attesa che la situazione migliori, non possiamo che constatare l'ennesima magra figura del nostro paese, a conferma di una modernizzazione che in alcuni campi tarda ad arrivare.