Anche i terroristi si preoccupano per la sicurezza, per lo meno quando si parla di sicurezza informatica e quando si parla di Android.
Ad avere dei seri grattacapi con le falle di sicurezza dei dispositivi col sistema di Google è nientemeno che l’ISIS, il sedicente califfato che utilizza da tempo i social media per la sua propaganda e per comunicare con i suoi seguaci sparsi per il globo.
I jihadisti hanno cominciato a puntare sulle app dopo che l’uso dei tradizionali social media (Facebook, Twitter e simili) si è trasformato in un clamoroso boomerang che ha consentito alle forze di polizia di individuare e arrestare numerosi membri dell’organizzazione.
Creandosi le app da soli, i terroristi pensavano di poter gestire meglio la situazione e mantenere una rete di comunicazione e propaganda senza correre troppi rischi.
La collezione di app a marchio ISIS sono parecchie, la maggior parte delle quali (come Amaq o al-Bayan Radio broadcasts) sono dedicate alla propaganda. Non mancano però app più “leggere”, come quella dedicata ai bambini che insegna l’alfabeto arabo attraverso tematiche jihadiste.
La piattaforma Android è stata una scelta obbligata, più che altro per il fatto che è l’unica a consentire l’installazione di app senza un rigoroso controllo sulla loro provenienza.
A quanto pare però, i responsabili della comunicazione di ISIS non avevano fatto i conti con il rischio che in questo modo le loro stesse app potessero diventare uno strumento utilizzato per spiarne l’attività e infiltrarne le fila.
Stando ad alcuni messaggi pubblicati su siti collegati all’organizzazione, sul Web hanno fatto la loro comparsa delle versioni “taroccate” delle app più diffuse, probabilmente contenenti malware e software spia.
Gli avvisi mettono in guardia i seguaci dal rischio di essere spiati e li invitano a verificare la firma digitale prima di installarle sui dispositivi.
Non è escluso, però, che il prossimo passo dei terroristi sia quello di rinunciare una volta per tutte all’utilizzo di app “fai da te” per tornare a usare i meno “social” ma più affidabili servizi di chat sul Dark Web.