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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Servirà nei robot ma troverà posto anche nelle protesi la pelle sintetica sviluppata da Run-Wei Li e il suo team presso l'Accademia delle Scienze di Ningbo, che hanno così stabilito una nuova frontiera negli studi sulle protesi, applicabile eventualmente anche a futuri robot umanoidi. 

Tra i molti progetti incentrati sullo sviluppo di pelle artificiale, questo si distingue per la notevole sensibilità agli stimoli piccoli e piccolissimi. Montata su una mano robotica, infatti, questa pelle ha rilevato piccoli spostamenti d'aria, gocce d'acqua e il movimento di una formica. Anzi, quando la formica era ferma continuava a rilevarla tramite le vibrazioni delle sue antenne.

Numericamente parliamo di una sensibilità pari a 120 newton-1 con un limite di 10 micronewton e un carico minimo di 50 micronewton. In parole più terrene, è una pelle più sensibile di quella umana. Run-Wei Li e i suoi colleghi lo hanno reso possibile usando la GMI (Giant magnetoimpedance), un effetto fisico che descrive la variazione di impedenza in un materiale soggetto a campi magnetici.

pelle sintetica (1)

Il sensore è composto da una pellicola polimerica all'interno della quale ci sono microparticelle magnetiche. Più in profondità c'è il sensore vero e proprio, che innesca il fenomeno fisico descritto sopra. Quando qualcosa sfiora la pellicola, le particelle si avvicinano al sensore modificando il campo magnetico e l'impedenza magnetica. Il sensore registra le variazioni, e un altro circuito traduce tutto in segnali elettrici. Questi ultimi si possono collegare a un sistema di ricezione, che può essere un computer o, in futuro, il sistema nervoso del paziente - esperimenti in tal senso sono già stati fatti con risultati piuttosto buoni.

pelle sintetica (2)

Sono quindi due i possibili campi di applicazione: la robotica, dove in effetti si stanno sviluppando robot in grado di percepire ciò che accade intorno a loro per svolgere meglio le proprie funzioni, e la medicina, in particolare per la realizzazione di protesi ad alta tecnologia. Questo sensore da solo non basterebbe, perché per esempio non è sviluppato per rilevare alte pressioni o temperature; ma combinato con altri progetti esistenti potrebbe rendere una mano artificiale qualcosa di mai visto prima.