Samsung ha una soluzione per i lavoratori cinesi sfruttati

Samsung interviene sulle accuse mosse da China Labor Watch riguardo le condizioni di lavoro nei propri impianti e in quelli dei fornitori. L'azienda non ha trovato minori, ma ha ravvisato diverse irregolarità. Ecco cosa farà per cambiare la situazione.

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a cura di Manolo De Agostini

Samsung Electronics risponde alle accuse di sfruttamento dei lavoratori presso i propri impianti e quelli dei fornitori, mosse da China Labor Watch. L'azienda era finita sulla graticola ad agosto, quando vennero a galla parecchie irregolarità sulle condizioni di lavoro lungo la filiera produttiva del colosso sudcoreano. L'organizzazione non profit arrivò addirittura a parlare di presenza di minori.

Samsung rispose quasi immediatamente, rigettando l'accusa di sfruttamento minorile ma rilevando al tempo stesso delle violazioni da correggere. China Labour Watch rilanciò pochi giorni dopo, segnalando "gravi violazioni" delle normative vigenti in sei fabbriche di Samsung e due dei propri fornitori.

L'azienda sudcoreana afferma oggi, tramite un comunicato, di aver svolto un'indagine nel mese di settembre, presso 105 fornitori che realizzano prodotti Samsung in Cina, coprendo quindi oltre 65mila persone. "Il gruppo di controllo di Samsung, che comprende 121 dipendenti formati e certificati, ha intrapreso questa azione urgente e su larga scala per garantire che i nostri fornitori in Cina siano conformi alle leggi sul lavoro vigenti e al codice di condotta dei fornitori di Samsung", si legge nel comunicato diramato dall'azienda.

La società di Seoul afferma di non aver identificato casi di lavoro minorile, mentre ha rilevato altri problemi. "Abbiamo individuato diverse pratiche inadeguate presso gli stabilimenti, comprese ore di straordinario al di sopra di normative locali, il possesso da parte della dirigenza delle aziende di copie dei contratti di lavoro e l'imposizione di un sistema di multe per ritardi o assenze".

Samsung sta attualmente verificando oltre 144 fornitori in Cina, e le indagini si chiuderanno alla fine di quest'anno. Dal 2013, Samsung assicurerà l'indipendenza dei controlli e continuerà a monitorare le condizioni di lavoro presso i 249 fornitori in Cina attraverso un programma di terze parti messo in atto dalla Electronic Industry Citizenship Coalition (EICC).

"Stiamo progettando, ricercando e/o attuando azioni correttive per risolvere ogni violazione che è stata identificata. Le azioni correttive includono nuove politiche su assunzioni, orari di lavoro e straordinari, tra le altre misure per salvaguardare la salute e il benessere dei dipendenti", ha dichiarato Samsung. "Il nuovo processo di assunzioni partirà immediatamente e termineremo i contratti con i fornitori che useranno lavoro minorile".

Nello specifico tutte le persone in cerca di lavoro saranno intervistate faccia a faccia prima dell'assunzione, in modo da rafforzare le misure di verifica dell'identità e rilevare chi si spaccia per un'altra persona. Entro la fine del 2012 Samsung appronterà misure per proibire discriminazioni nelle assunzioni, risolvere irregolarità nei contratti (sarà consegnata una copia ai dipendenti) ed eliminerà il sistema di penalità/multe. Prevista anche la dotazione di un equipaggiamento di sicurezza e kit di primo soccorso negli impianti produttivi e dormitori. I dirigenti saranno inoltre formati in materia di molestie sessuali e abusi fisici e verbali.

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Per quanto riguarda le ore di lavoro Samsung ha "identificato la priorità assoluta di mettere in atto iniziative volte a ridurre gli straordinari dei dipendenti", e sta cercando e sviluppando misure che elimineranno le ore di lavoro oltre i limiti di legge per la fine del 2014. Samsung richiederà a tutti i fornitori di porre un tetto ai lavoratori temporanei a un massimo del 30% dei dipendenti a tempo pieno. L'azienda intende inoltre sostenere finanziariamente i fornitori in Cina per aumentare gli investimenti in attrezzature e assumere personale aggiuntivo e non solo.

"Prendiamo seriamente le preoccupazioni circa le condizioni di lavoro in Cina e, ogni volta che un problema viene identificato, attuiamo misure immediate e appropriate per correggere la situazione. Il nostro obiettivo è quello di valutare, migliorare e monitorare tutti gli aspetti delle condizioni di lavoro presso le strutture dei fornitori per soddisfare i nostri standard elevati", ha concluso l'azienda.

Samsung è solo l'ultima in ordine di tempo a occuparsi dei lavoratori cinesi: anche Apple è stata al centro di polemiche e come la concorrente ha dovuto occuparsi della faccenda, sulla quale però non scema l'interesse nostro e del pubblico, perché non si può chiudere gli occhi davanti allo schiavismo 2.0.