"Se Huawei fosse discriminata lasceremmo l'Italia", anzi no

Il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, in audizione alla Camera ha fatto il punto sulla cybersecurity.

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a cura di Dario D'Elia

Huawei sarebbe pronta a lasciare l'Italia se venisse discriminata; anzi no. Questa presa di posizione apparentemente "bipolare" del colosso cinese si deve a un piccolo incidente di comunicazione avvenuto ieri. Il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, in audizione alla Camera davanti alle Commissioni di Affari Costituzionali e Trasporti si è lasciato andare ad affermazioni preoccupanti, ma a stretto giro in serata è giunta la correzione dall'ufficio stampa. L'audizione (qui il video) riguardava l'esame del disegno di legge recante "Disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica", a cui per altro hanno partecipato anche alti dirigenti di ZTE, Leonardo, Confindustria Digitale, Microsoft, Iliad e il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Cafiero De Raho.

Dopo una premessa legata al settore TLC, il rispetto degli standard internazionali e l'architettura della rete, De Vecchis ha ricordato che già oggi l'azienda rispetta non solo tutti gli standard internazionali ma impiega gli strumenti e le tecniche di diagnostica e protezione previsti dagli stessi. Poi rispondendo a una domanda sul tema più caldo del Golden Power potenziato legato alla 5G ha affermato: "Se Huawei fosse discriminata – nessun ricatto – ma lasceremmo l'Italia".

"È in corso una battaglia geopolitica tra Usa e Cina della quale Huawei è un capro espiatorio" e "non possiamo dar credito a un signore che viene qui a dire 'fuori Huawei dalla PA', per noi è un grosso danno", ha aggiunto in relazione alle esternazioni sulla 5G del segretario di Stato americano Mike Pompeo recentemente in visita in Italia.

Le agenzie stampa e i media hanno rilanciato le affermazioni dell'alto dirigente ma Huawei ha immediatamente corretto il tiro. "Riguardo all’audizione effettuata oggi alla Camera da Luigi De Vecchis, Presidente di Huawei Italia, l’azienda riafferma il proprio impegno nel Paese, sulla base di una presenza di 15 anni all’insegna della collaborazione e della crescita. Huawei non ha alcuna intenzione di lasciare l’Italia, che è uno dei mercati più importanti in Europa e nel mondo", ha chiarito l'azienda.

"Le dichiarazioni del Presidente facevano riferimento a un caso teorico e non hanno alcuna connessione con le politiche di cybersecurity che il Governo metterà in atto. Huawei supporta tutti i passi necessari per proteggere la sicurezza nazionale. Gli investimenti di Huawei in Italia sono confermati così come la fiducia in un ambiente aperto e collaborativo".

In sintesi non è avvenuto alcuno strappo, ma lo spettro dell'abbandono - che danneggerebbe comunque tutti, dalla stessa azienda, alla filiera ai consumatori finali - si è manifestato per un momento. Farebbe comodo a tutti una collaborazione sulle questioni tecniche, e su questo punto Huawei non solo ha teso una mano ma è pronta a un abbraccio - come d'altronde sta avvenendo in altri Paesi europei.