Il corpo umano non è pronto per vivere nello Spazio. A smorzare gli entusiasmi di chi vedeva già l'uomo a colonizzare Marte è un nuovo studio dei ricercatori statunitensi, che esprime preoccupazione per gli effetti a lungo termine che la vita nello Spazio potrebbe avere sulla nostra salute.
Non è un verdetto definitivo, gli scienziati della NASA che lavorano presso il Johnson Space Center avranno tempo almeno fino al 2030 per analizzare i problemi legati alla sopravvivenza dell'uomo al di fuori dell'atmosfera terrestre, ossia fino a quando non si concretizzeranno le prime missioni marziane. E anche allora chi affronterà il viaggio e tornerà sulla Terra sarà sottoposto a un attento screening.
Attività fisica nello Spazio per combattere i problemi di salute
Quello che si sa oggi tuttavia è già abbastanza per sospettare che chi parteciperà a missioni spaziali lunghe due anni e mezzo, come si stima che potrebbero durare quelle su Marte, potrebbe pagare serie conseguenze sul piano della salute. In realtà l'argomento non è nuovo, e in Italia è tornato alla ribalta con il rientro di Luca Parmitano dalla ISS. Il nostro astronauta aveva spiegato le difficoltà deambulatorie dopo sei mesi di permanenza in ambiente di microgravità, e il fatto che subito dopo il rientro era stato sottoposto, come tutti gli altri astronauti, ad approfonditi test clinici e biopsie muscolari per valutare le conseguenze della sua missione.
Certo, perché il primo scopo nell'invio di astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale è proprio questo: valutare il loro stato di salute prima, dopo e durante la missione, raccogliere tutte le informazioni sulle eventuali differenze e stilare una casistica quanto più completa possibile.
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Mark E. Kelly, astronauta della NASA in pensione che ha volato su quattro missioni dello Space Shuttle, ha spiegato in dettaglio quali sono i problemi finora riscontrati. Si va dall'atrofia degli arti inferiori al rigonfiamento del viso e all'aumento della pressione all'interno del cranio, dovuta al fatto che il nostro corpo è composto al 60 percento di fluidi, e l'assenza di gravità, o la microgravità, li fanno galleggiare verso l'alto, concentrandoli nel torace e nella testa. Kelly spiega che "ti senti la testa gonfia, come se fossi stato per qualche minuto appeso a testa in giù".
A questo si aggiunge l'osteoporosi, a cui la NASA sta cercando di rimediare con l'alimentazione e l'esercizio fisico. Altri problemi fisici si hanno poi dal fatto che ci sono difficoltà a mangiare e dormire a sufficienza, a cui la NASA sta cercando una soluzione. In più secondo gli studi la mancanza di gravità influenza negativamente il sistema neurovestibolare, causando vertigini.
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La più grande minaccia tuttavia restano le radiazioni. Senza la protezione del campo magnetico terrestre e dell'atmosfera, gli astronauti sono esposti a dosi sensibilmente più elevate di radiazioni, che aumentano le probabilità che contraggano il cancro.
Chissà se alla luce di questo freddo riepilogo dei rischi i 1058 aspiranti coloni di MarsOne saranno ancora così certi di voler partecipare al reality marziano.