Hypervisor e Cloud

Zavoi fu il primo a "bucare" un Mac, in occasione del primo Pwn2Own. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire meglio il mondo della sicurezza informatica.

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a cura di Tom's Hardware

Hypervisor e Cloud

TH: cosa pensi di approcci nuovi come quello "terminale muto", che vedremo se larghezza di banda e latenze raggiungo livelli infinitamente migliori di quelli attuali?

Dino: credo che la direzione attuale sia verso macchine sempre più "snelle", che si affidano alla rete per la maggior parte dei compiti. Quando un consumatore affida i propri dati alla rete non si preoccupa più di eventuali perdite, e si fiderà dei fornitori del servizio, se hanno opzioni a sufficienza, come la crittografia online, che impedisca ai fornitori stessi di accedere ai dati.

TH: Questo è il punto. Il cloud computing e l'archiviazione online rappresentano una soluzione migliore? Servizi come GMail sono comodi, ma ci sono messaggi di posta che, forse, non vorremmo che fossero visti da altri. Nuove tecnologie, come gli SSD, permettono di avere a casa i livelli di crittografia ed affidabilità offerti dal cloud computing. Non sarebbe una buona idea?

Dino: amo molto gli SSD, perché sono silenziosi, veloci ed affidabili. Personalmente, uso la crittografia per l'intero disco, e spengo il sistema ogni volta che posso, per limitare i rischi.

TH: cosa ci dice dei "secure hypervisor", i software virtualizzati usati per la protezione dei sistemi?

Dino: i secure hypervisor si usano per proteggere diversi sistemi, come le console da gioco, che li sfruttano per evitare gli utenti applichino modifiche non autorizzate. Mi piacerebbe che ci fossero soluzioni simili per la protezione generica dei dati.

TH: negli anni '90 abbiamo dovuto affrontare i virus polimorfici, che erano in grado di eludere molti antivirus che si basavano sulla segnatura. Quali sfide credi che dovremo affrontare nei prossimi due anni?

Dino: l'uso della segnatura negli antivirus è stato un passo avanti che abbiamo confuso con una soluzione. La sfida nei prossimi anni sarà sviluppare sistemi capaci di riconoscere e prevenire exploit sconosciuti e nuovo malware. I modelli di business attuali, però, non incoraggiano le case produttrici a produrre soluzioni migliori di quelle attuali. Una situazione poco invitante, che però ha il vantaggio di lasciare spazio a nuove aziende che hanno voglia di rischiare e innovare.