Tecnofobia, paure e deliri del nuovo millennio

Avete paura delle intelligenze artificiali? Temete che i robot possano rubarvi il lavoro? Niente paura, soffrite di tecnofobia, come ci spiega un recente studio sociologico statunitense. Ma ansia e stress da nuove tecnologie sono davvero giustificati?

Avatar di Alessandro Crea

a cura di Alessandro Crea

Un team di ricercatori guidato dal sociologo Paul McClure dell'università statunitense Baylor, ha condotto uno studio che dimostra come l'avanzare della tecnologia porti con sé molte paure, anzi, una forma di stress ben definita, denominata Tecnofobia.

Tempi moderni compie 80 anni

Il lavoro, basato sui dati raccolti nel rapporto annuale sulle paure degli statunitensi della Chapman University, e pubblicato recentemente sulla rivista Social Science Computer Review, traccia un identikit preoccupante. Ben il 37% degli intervistati infatti sarebbe affetto da disturbi mentali legati all'ansia provocata da intelligenza artificiale, robot e in generale dalle nuove tecnologie. Una paura legata soprattutto, ma non solo, alla possibilità di perdere il proprio lavoro per colpa di una "macchina" e che sembra particolarmente diffusa tra gruppi sociali già marginali come donne, persone di colore e con un basso livello culturale. Ma siamo sicuri che il futuro andrà per forza così?

Sei licenziato! disse il robot

L'interesse per la tecnofobia non risiede nel disturbo in sé, quanto nel suo essere indicatore dell'avvicinarsi di un momento storico importante, decisivo forse per il nostro futuro come specie.

Queste paure infatti erano già emerse all'inizio del XIX secolo, soprattutto in Inghilterra - allora patria della nascente industrializzazione. Qui infatti era nato il Luddismo, dal nome del suo fondatore Ned Ludd. Il movimento era caratterizzato proprio dalla paura verso i macchinari meccanici introdotti durante la rivoluzione industriale, considerati una minaccia per i lavoratori salariati e causa di disoccupazione.

swing 1
Stampa che mostra un attacco Luddista a una fabbrica

Niente di nuovo dunque, ma allora come ora ci si trova a un punto critico dello sviluppo tecnologico, in cui le innovazioni introdotte sono potenzialmente in grado di cambiare radicalmente il nostro orizzonte quotidiano. Qui sarebbe troppo lungo, complesso e fuori luogo analizzare le differenze tra il contesto in cui nacque il Luddismo e i nostri tempi, ma possiamo forse dire che, a più di 200 anni di distanza, le circostanze potrebbero essere più mature per un vero cambiamento sociale ed economico. Tuttavia "La gente che svolge determinati lavori può avere legittimamente paura di perderli a causa dei robot e dei software e questa trasformazione potrebbe innescare un importante disagio sociale ", ha spiegato McClure, secondo cui dunque è assolutamente necessario proseguire le ricerche su questo tipo di paure.

Se il progresso non prevede l'uomo

Esse però non sembrano giustificate unicamente dalla necessità di proteggere interessi utilitaristici come la conservazione del posto di lavoro e del conseguente potere d'acquisto, ma potrebbero essere radicate più a fondo nella nostra cultura. Come abbiamo già più volte tentato di spiegare attraverso l'analisi di importanti documenti culturali come i film e l'immaginario pop legato alla fantascienza, a ossessionarci è l'idea dell'artificialità come opposto dell'umanità.

Questa idea è solitamente presente in molto cinema di genere, dove l'opposizione tra artificiale e umano viene solitamente sciolta in uno scontro diretto in cui uno solo potrà prevalere. Non a caso infatti i Luddisti, come forma di protesta, sabotavano e distruggevano le macchine.

Se il progresso non prevede l'uomo, si prospetta un futuro sintetico che ci fa giustamente paura. Diversi eminenti economisti sono convinti invece che l'avvento dell'automazione possa essere un'occasione per l'essere umano di affrancarsi definitivamente dal lavoro come necessità legata al sostentamento e per la società di abbandonare l'attuale sistema economico in favore di uno regolato da una redistribuzione delle ricchezze e da una maggior giustizia sociale.

a80136f30293149c3371a31d708a29c2

Si sa, la passione per la tecnologia ha un inevitabile sottofondo razionale e ottimista, una fede nelle "magnifiche sorti e progressive" dell'umanità, che noi invece come specie siamo spesso pronti a deludere.  Ovviamente non possiamo prevedere come andrà davvero a finire, ma ciò che è sicuro è che, al di là delle nostre paure ancestrali, non c'è evidenza che l'umanità debba per forza essere sostituita e poi spazzata via dalla tecnologia. Potremmo invece scoprire che il nostro futuro come specie sta nell'integrazione.