Telecom imbavagliata da Buenos Aires

L'autorità antitrust argentina ha tolto il diritto di voto ai rappresentanti di Telecom Italia nell'omonima azienda nazionale.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Telecom Italia, presente da tempo in Argentina, controlla la società Telecom Argentina, insieme al gruppo locale Werthein. L'altro grande operatore del paese è Telefónica Argentina, con la sua controllata Telco, che ha il controllo di una buona parte di Telecom, ed è  un'estensione della spagnola Telefónica, una concorrente diretta di Telecom. Di fatto, dal 2007, Telefónica è un'azionista di Telecom, e anche una sua concorrente.

Una mossa che non è piaciuta all'autorità antitrust locale, che ha avviato un'indagine lo scorso 9 gennaio, e oggi ha imposto ai rappresentanti italiani di Telecom Argentina di "astenersi dal prendere decisioni", come leggiamo sulla Stampa di oggi. Sono tre consiglieri, su un totale di sei.

Scontate le reazioni dei rappresentanti di Telecom Italia, che parlano di "provvedimento infondato", e anticipano che si rivolgeranno alle autorità internazionali. Franco Bernabé, AD dell'azienda, per ora conta su un intervento del governo argentino, per limitare una situazione che, secondo lui, mette a rischio gli investimenti internazionali in Argentina

Buenos Aires, più di 14 milioni di abitanti nell'area metropolitana.

Per quanto ne dica Bernabé, per ora non si tratta di un esproprio, ma di una misura preventiva, in attesa di chiarire la situazione. L'Argentina, non è (ancora) il Venezuela o la Bolivia, dove Evo Morales, due anni fa, dispose la nazionalizzazione del 50% di Entel, un gruppo in mano proprio al gruppo di Bernabé. È vero anche che due dei tre rappresentanti "senza bavaglio" sono legati allo Stato, come il fatto che Buenos Aires ha già accumulato parecchie denunce presso la Banca Mondiale.

L'antitrust argentina fa bene a temere la nascita di un monopolio? Probabilmente sì, se le uniche due aziende che controllano il mercato dell'interno continente si scambiano poltrone nei consigli di amministrazione, poi sarà difficile che si facciano vera concorrenza. E se la concorrenza è il motore dello sviluppo, allora l'America del Sud potrebbe trovarsi con il carburatore ingolfato.

Telecom Italia, infine, ha già cominciato a liberarsi dei "rami secchi", quindi non è detto che questi eventi la spingano a lasciare il pur redditizio mercato argentino, visto che, tutto sommato, quello italiano continua a darle soddisfazioni, come il recente aumento del canone.