Tim Berners-Lee, ecco chi sono i nemici del Web

La diffusione di fake news è sicuramente un grande problema ma le minacce per il Web sono più ampie e complesse. Ne ha parlato Sir Tim Berners-Lee.

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a cura di Alessandro Crea

Chi poteva analizzare con più lucidità l'attuale situazione del Web e ciò che ne minaccia la natura più genuina se non l'uomo che l'ha ideato? Così, in occasione del 28esimo compleanno del World Wide Web - nato nel 1989 nelle stanze del Cern di Ginevra - il suo fondatore, Sir Tim Berners-Lee, ha fatto sentire la propria voce, pubblicando sulle pagine della World Wide Web Foundation una lettera aperta in cui analizza l'evoluzione attuale della sua creatura, indicandone chiaramente limiti e pericoli che ne minacciano la natura più genuina.

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28 anni fa Berners-Lee aveva immaginato Internet come uno strumento di democratizzazione, una piattaforma aperta che avrebbe permesso a chiunque di connettersi e condividere informazioni con altre persone, un sogno che attualmente si è realizzato solo a metà. Tre sono gli argomenti individuati da Berners-Lee: perdita del controllo sui nostri dati, diffusione di notizie false e eccessiva vicinanza tra politica e pubblicità.

Contenuti gratuiti in cambio di dati personali

"Il modello di business di molti siti oggi offre contenuti gratuiti in cambio di dati personali [...] Fondamentalmente non ci interessa che molte delle informazioni siano raccolte e condivise. Ma non vediamo l'inganno". Secondo Time Berners-Lee ci siamo desensibilizzati nei confronti della privacy e non comprendiamo più i vantaggi che avremmo dalla possibilità di avere il diretto controllo dei nostri dati e dalla possibilità di scegliere con chi e quando essi vengano condivisi.

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"Attraverso la collaborazione (o imposizione) delle società, i governi osservano sempre più ogni nostra mossa online, e approvano leggi estreme che minano il nostro diritto alla privacy. Né bisogna pensare che questo tipo di problemi riguardi solo le dittature. "Anche in Paesi dove crediamo che i governi abbiano a cuore gli interessi dei cittadini, nell'osservare chiunque in ogni momento si sta andando troppo oltre". E le recenti rivelazioni sulla CIA non fanno che confermar le sue parole.

Le fake news sono un problema ma di chi è davvero la colpa?

Ovviamente una mente come Berners-Lee non poteva non soffermarsi sullo scottante problema attuale della diffusione di news false, bufale e post-verità. Ultimamente non sono mancati infatti tentativi, soprattutto da parte di Facebook e Google, per arginare questi fenomeni, ma il problema è molto più ampio.

Abbiamo spiegato più volte che le persone tendono a leggere fonti che rafforzino le proprie convinzioni, creando comunità chiuse ed omogenee in cui nessuno mette in discussione alcuni assunti di base. Questo però è un normale comportamento umano, che il Web non fa altro che rafforzare. Ma chi lo rende davvero possibile?

snopes fake news sites

"Molte persone raccolgono informazioni e notizie sul Web, in particolare sui social e sui motori di ricerca. Questi siti guadagnano denaro quando clicchiamo sui link che ci mostrano. E scelgono cosa farci vedere in base a degli algoritmi che imparano attraverso i nostri dati personali che raccolgono continuamente. Significa che questi siti ci mostrano i contenuti su cui pensano che noi cliccheremo". Insomma è un cane che si morde la coda e la cui soluzione però, come abbiamo sottolineato più volte, non può e non deve essere il controllo dall'alto. Non possono essere infatti governi, autority centrali o grandi holding a stabilire quali notizie siano vere e quali no.

Pubblicità e politica sono più vicine di quanto si pensi

Queste riflessioni portano Berners-Lee a affrontare un altro nodo fondamentale nello sviluppo del Web. "Il fatto che la maggior parte delle persone raccolga informazioni solo da alcune delle piattaforme, unito ai sofisticati algoritmi che si basano sulla raccolta dei nostri dati personali, si traduce in campagne politiche costruite sempre più sull'individuo e quindi con un target sempre più preciso". Forme occulte e "immorali" di pubblicità politica sono dunque non solo possibili ma probabili e potenzialmente del tutto incontrollabili.

Google and Facebook against fake news sites

Questo tipo di inserzioni mirate infatti può indirizzare gli elettori verso siti di fake news o non consentire loro di visionare i sondaggi. Ricordando il motivo per cui ha creato il Web, Berners-Lee si chiede dunque: "L'advertising mirato permette, in una campagna elettorale, di dire cose completamente diverse -- possibilmente in conflitto tra loro -- a gruppi diversi. Tutto ciò è democratico?".

Le possibili soluzioni

Problemi complessi richiedono soluzioni non semplici, tuttavia secondo Berners-Lee alcuni percorsi appaiono già chiari. "Anzitutto è necessario lavorare assieme con le Web company affinché si trovi un equilibrio per ridare agli utenti il controllo dei propri dati, attraverso nuove tecnologie come ad esempio i data pod personali e, allo stesso tempo, trovare nuovi modelli di business per trovare un modo di guadagnare diverso, dagli abbonamenti ai micro-pagamenti", lottando contro le leggi di sorveglianza dei governi ma anche contro la diffusione delle fake news.

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"Dobbiamo incoraggiare soggetti come Google e Facebook a continuare i loro sforzi per combattere il problema, e allo stesso tempo evitare di creare qualsiasi entità che decida ciò che è vero e ciò che non lo è". Infine importante sarebbe avere maggior trasparenza sul funzionamento degli algoritmi, stabilire alcuni principi comuni da seguire e chiudere ogni falla legislativa nella regolamentazione delle campagne elettorali politiche. "è stato necessario lo sforzo di tutti per avere il Web che abbiamo, ed ora sta ancora una volta a noi costruire il Web che vogliamo".