Troppa privacy riempie Gmail di spam e spaventa Google

Un ex dipendente di Google ci mette in guardia dai possibili rischi della crittografia diffusa.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Negli ultimi mesi siamo tutti diventati più sensibili all'argomento privacy, in virtù soprattutto dello scandalo sollevato dalle rivelazioni di Edward Snowden e di Wikileaks. Tra le molte conseguenze c'è anche una forte tendenza a usare la crittografia ovunque per rendere più difficile lo spionaggio di massa, ma c'è almeno un possibile effetto collaterale sgradito.

Secondo Mike Hearn, che è stato incaricato della sicurezza per Gmail, l'uso di crittografia nella posta elettronica potrebbe portare nella casella In Arrivo un sacco di spam. In estrema sintesi, l'idea è che se Google non può leggere la nostra posta allora non può nemmeno proteggerci dai messaggi indesiderati e potenzialmente pericolosi.

Chi spinge per la diffusione end-to-end della posta elettronica, invece, promuove proprio uno strumento che in teoria "acceca" Google nel tentativo di proteggerci da sistemi analitici troppo invasivi, network pubblicitari o ovviamente spioni hi-tech.

Ad oggi, come molti lettori sapranno, Google fa un ottimo lavoro nel filtrare lo spam. Ne arriva pochissimo nell'Inbox, e usando l'apposito pulsante possiamo rendere il filtro sempre più efficace. Google è arrivata a questo risultato grazie a un sofisticato sistema di reputazione - sviluppato proprio da Hearn e colleghi - che smetterebbe di funzionare con l'uso diffuso della crittografia. "Affinché Google possa filtrare link di spam dalla vostra mail", sintetizza Graham Templeton, "deve prima poter vedere quei link, il che significa poter vedere le email". E non sarebbe sufficiente leggere solo le mail di spam, perché per funzionare il sistema deve avere accesso a tutti i messaggi perché è altrettanto importante  

La crittografia porterebbe a malfunzionamenti anche in altri servizi Google, a partire dalla ricerca online per arrivare sino a Google Now. In effetti tutto ciò che propone l'azienda californiana è in qualche modo legato alle informazioni che Google stessa ha su di noi: togliamole queste informazioni, cioè la personalizzazione, ed eliminiamo quasi tutta la potenza dei servizi Google (ma usciamo anche dalla bolla dei filtri).

Che un servizio funzioni oppure no comunque è una faccenda personale, su cui ognuno di noi può decidere liberamente. La crittografia usata in massa, però, potrebbe regalare un'enorme vittoria agli spammer di tutto il mondo, ed è questo ciò che cerca d'illustrare Mike Hearn.

Mettendola in un altro modo, se vincono la privacy e la crittografia, Google perde. E di riflesso perdiamo, come utenti, alcune cose utilissime che sono state inserite negli ultimi anni; d'altra parte guadagniamo un maggior controllo sui nostri dati personali, e questo per molti è il valore principale.  

Il che ci porta a una dicotomia che è centrale da anni ormai: la comodità dell'utente, l'usabilità, si contrappongono alla privacy ottimale e alla sicurezza. L'equilibrio sta cominciando a cambiare, e questo in effetti potrebbe portare a conseguenze sgradevoli come l'aumento dello spam. Ma per Google, Facebook e altre aziende il contraccolpo potrebbe arrivare lì dove fa più male, vale a dire il fatturato.