Una maglietta per salvare WikiLeaks

Magliette, felpe, cappellini e gadget vari: WikiLeaks ricorre al merchandising per autofinanziarsi e cercare di tamponare le perdite. Le vendite dei gadget sono già attive in 16 Paesi, Italia esclusa.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Magliette con l'immagine di Julian Assange e gadgettistica varia: ecco l'ultimo espediente a cui ha dovuto ricorrere WikiLeaks per autofinanziarsi, dopo che i suoi fondi sono stati bloccati da Bank of America (Bank of America spavalda con WikiLeaks, ma rischia), Visa, Mastercard, PayPal e altri (PayPal abbandona WikiLeaks, avanti il prossimo).

Stando a informazioni recenti, il sito di Julian Assange sarebbe arrivato a perdere circa 500 mila euro alla settimana: un'emorragia di fondi che potrebbe addirittura portare alla chiusura di WikiLeaks. Lo stesso Assange aveva lanciato l'allarme, dichiarando che "Il denaro dei donatori stenta ad arrivare, perché tutti i nostri conti sono bloccati" (WikiLeaks a corto di fondi: che perdite!).

Anche le borse fra i gadget di WikiLeaks

L'ultima trovata per cercare di sostenere l'associazione è quella della vendita di gadget online: WikiLeaks ha aperto un negozio di T-shirt e ha invitato tutti i sostenitori a indossarne una. I colori sgargianti si accompagnano agli slogan di WikiLeaks o alle foto stampate di Assange. Non ci sono solo le magliette: si può scegliere fra borse, cappellini, ombrelli e gadget vari, tutti rigorosamente ispirati alla filosofia di WikiLeaks.

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I prodotti filo Assange sono già in vendita in 16 Paesi, dai quali è esclusa l'Italia, e gli introiti delle vendite saranno destinati a rimpinzare le casse dell'associazione, senonché a pagare gli avvocati di Assange per non farlo sottoporre alla temuta estradizione negli Stati Uniti.

Gli introiti delle vendite di gadget andranno a finanziare WikiLeaks - clicca per ingradire

La speranza di Assange è che questi fondi riescano a sostenere la causa di WikiLeaks fintantoché non arriveranno i diritti della sua autobiografia, che si preannunciano cospicui. Il patron di WikiLeaks, infatti, ha annunciato che le vendite dei diritti potrebbero fruttare 1 milione e 200 mila euro.