Unbundling della fibra: la UE bacchetta l'AGCOM

La Commissione Europea ha recapitato una lettera all'AGCOM che sottolinea gli errori commessi nella formulazione del regolamento sull'unbundling della fibra. L'architettura Gpon su cui punta Telecom Italia non può stimolare la concorrenza.

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a cura di Dario D'Elia

La Commissione Europea sostiene che l'impianto regolatorio AGCOM sull'unbundling della fibra non sia corretto. O meglio, non si parla tanto di vizi formali o imprecisioni, bensì di un approccio alla questione non favorevole al libero mercato e alla competizione. Come riporta Andrea Lepido de Il Sole 24 Ore la questione chiave gira intorno all'ultimo miglio.

In AGCOM qualcuno starà sudando freddo

"La Commissione nota che l'Agcom non impone la disaggregazione della fibra (unbundling, NdR) [..] e al riguardo reiteriamo la posizione già espressa […] e cioè che l'analisi di mercato e la scelta dei rimedi devono essere prospettici, in particolare perché l'AGCOM riconosce che il processo di migrazione di Telecom Italia verso una rete NGA avrà un impatto considerevole sui mercati", si legge nella lettera recapitata dalla Commissione UE al Garante. "L'accesso all'infrastruttura passiva e l'accesso Vula su fibre ottiche, l'unbundling virtuale, non sarebbero sufficienti a salvaguardare la concorrenza". 

Insomma, le istituzioni europee sembrano condividere le preoccupazioni espresse dagli operatori alternativi. Come si può ottenere un vero unbundling con l'architettura Gpon (punto-multipunto) sui cui ha sempre puntato e continuerà a investire Telecom Italia?

La proposta è di considerare l'attuale soluzione come transitoria "fino a quando la disaggregazione della fibra non diventi una soluzione tecnicamente fattibile". Fermo restando che dove è già attuabile si proceda con l'unbundling basato su architettura punto-punto.