
L’Europa sta riscrivendo le sue regole sull’intelligenza artificiale mentre noi stiamo ancora imparando a conoscerle. L’AI Act è appena entrato in vigore e la Commissione ha già riaperto il cantiere. Non per capriccio, ma perché l’impatto reale è più complesso di quanto Bruxelles avesse immaginato.
Oggi cerchiamo di spiegarvi in modo semplice cosa potrebbe cambiare con le nuove proposte del Digital Omnibus, il pacchetto di proposte della Commissione Europea che punta, secondo loro, ad ottimizzare l’AI Act. Mettetevi comodi, iniziamo!
Con la pubblicazione ufficiale si apre ora la fase di negoziazione in Consiglio e Parlamento, che definirà la versione finale del regolamento. Qui l'articolo.
Che cos’è il Digital Omnibus
Per capire cosa c’è dentro il Digital Omnibus conviene partire da una cosa molto concreta: il calendario dell’AI Act.
L’AI Act divide i sistemi di intelligenza artificiale in base al rischio. Alcune norme sono già vive e attive, come quelle sulle pratiche vietate, i casi a rischio inaccettabile. Il prossimo gradino è fissato (su carta) al 2 agosto 2026, quando dovrebbero entrare in applicazione gli obblighi per i sistemi ad alto rischio.
Parliamo di AI usata in contesti che toccano nervi scoperti della società: banche e assicurazioni, infrastrutture critiche, scuole e università, dispositivi medici, sanità. Sistemi che sono ammissibili, ma che l’AI Act circonda di obblighi molto pesanti: gestione dei dati, requisiti tecnici, valutazioni di conformità, monitoraggi continui. In pratica: se vuoi usare AI dove può fare davvero danni, devi dimostrare di aver fatto i compiti bene.
Anche se i più maliziosi potrebbero pensare che ci siano state delle pressioni da parte delle big tech a spingere verso questo ammorbidimento delle regole (tra questi anche noi) pare che il motivo che abbia spinto la Commissione ad individuare queste proposte sia stato un altro. La Commissione europea infatti, guardando allo stato dell’arte, ha ammesso che no, non è realistico chiedere a tutti di essere pronti entro il 2 agosto 2026.
Nella proposta di Digital Omnibus mette nero su bianco le ragioni: ritardi nell’adozione degli atti di esecuzione e delle linee guida, ritardi degli Stati nel nominare le autorità nazionali competenti, difficoltà delle aziende e delle PA a capire come tradurre le regole in pratica.
Il Digital Omnibus quindi nasce perché si prende atto che la macchina normativa non è allineata con la realtà e prova a ricalibrare tempi e strumenti dell’AI Act, a partire proprio dall’alto rischio. La Commissione propone una proroga fino a 16 mesi, si avete letto bene 16 mesi, quasi 500 giorni di proroga! L’Europa quindi sta dicendo alle aziende che lavorano con AI in settori sensibili "Scusate, forse abbiamo fatto qualche errore di valutazione, non vi chiediamo di essere pronti senza sapere come dovete esserlo: vi daremo prima gli strumenti tecnici, poi scatteranno gli obblighi".
È una scelta che da un lato è sicuramente garantistica, perché fissa un limite massimo, ma dall’altro apre una finestra temporale che, nel mondo dell’AI, è enorme, un’eternità (2027-2028)! Non sarebbe meglio invece accelerare finalmente e puntare a mantenere fisso l’obiettivo del 2 agosto 2026?
Ascolta la puntata podcast con l'Avv. Gabriele Franco su Spotify da qui.
Il GDPR comincia a parlare di AI
Il Digital Omnibus non tocca solo l’AI Act. C’è un secondo blocco di proposte che riguarda tutte le leggi europee su dati e privacy: GDPR, Data Act, Data Governance Act, direttiva ePrivacy e via dicendo.
Qui la musica cambia, in meglio! Nello stesso spirito di semplificazione, la Commissione propone di ritoccare anche queste norme, non sempre in relazione diretta all’AI. Ma dentro alle modifiche del GDPR c’è una novità simbolica e sostanziale: per la prima volta il regolamento sulla protezione dei dati inizia a parlare esplicitamente di intelligenza artificiale.
Finora il GDPR non conteneva neanche la parola "AI". La proposta cambia le cose su due fronti chiave. Da un lato, chiarisce che il legittimo interesse può essere una base giuridica utilizzabile dalle aziende per sviluppare e far funzionare sistemi di intelligenza artificiale che trattano dati personali. Dall’altro, apre con molte cautele alla possibilità di usare anche dati sensibili se il loro trattamento è residuale rispetto allo scopo dell’algoritmo e se vengono adottate forti misure di garanzia.
Il GDPR quindi non solo riconosce che l’AI esiste, ma prova finalmente a darle un posto chiaro dentro le regole, invece di lasciarla in una zona grigia. È un passaggio culturale enorme: significa accettare che l’AI non è più un tema solo tecnico, ma un fatto sociale, economico, politico. Lo possiamo dire? Finalmente! Era ora!
La proposta ha già sollevato opinioni contrastanti. "Oggi la Commissione europea ha presentato un pacchetto semplificazione digitale che per l'intelligenza artificiale da una parte recepisce alcune osservazioni in modo apprezzabile, ad esempio snellendo procedure per le piccole imprese e rafforzando il ruolo implementativo dell'AI Office europeo per ridurre la frammentazione, ma dall'altra fa alcune proposte inaccettabili", ha detto Brando Benifei, eurodeputato e relatore dell'AI Act. Qui l'articolo.
Mentre Bruxelles semplifica, Washington centralizza
Ora che la questione Digital Omnibus ci è abbastanza chiara, in queste ore un’altra notiziona ha attirato molto la nostra attenzione. Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per lanciare "Genesis Mission" un progetto che per ambizione e portata, viene paragonato alle grandi imprese storiche degli Stati Uniti, addirittura al Progetto Manhattan al programma Apollo. Questa iniziativa governativa punta a creare una piattaforma integrata di intelligenza artificiale basata sui grandi set di dati scientifici federali. Ovvero, di fatto, una AI di Stato.
Il Dipartimento dell’Energia e i Laboratori Nazionali uniranno supercomputer, dati e ricerca in un unico sistema. L’idea è di costruire una piattaforma chiusa di sperimentazione, dove l’AI genera modelli avanzati, automatizza esperimenti, velocizza i flussi di lavoro nei laboratori. In questo modo si garantisce che i tempi di ricerca scendono da anni a giorni, in settori chiave come biotecnologie, nuovi materiali, energia nucleare, esplorazione spaziale, scienze quantistiche, microelettronica. Chissà cosa possono scoprire nei "famosi 16 mesi"!
L’avete notato anche voi? Negli Stati Uniti, dove l’innovazione è sempre stata sinonimo di iniziativa privata, questa iniziativa è una vera rottura di schema. Genesis Mission fa quello che finora avevamo visto soprattutto in Cina: lo Stato che accentra dati, infrastrutture e talenti, e trasforma l’AI in un’infrastruttura scientifica nazionale.
Sul fronte commerciale e geopolitico, il quadro si complica ancora di più. Dopo anni di chip war e restrizioni, Trump starebbe valutando di consentire a Nvidia di vendere i chip avanzati H200 alla Cina, dentro una tregua più ampia. Può sembrare una concessione, ma è anche un modo per mantenere Pechino agganciata alla tecnologia americana più avanzata, trasformando l’export di chip in una leva di controllo: decidere cosa arriva in Cina e cosa no.
Si tratta di un’iniziativa nazionale pensata per accelerare l’innovazione basata sull’AI, affidata alla gestione del Dipartimento dell’Energia. L’obiettivo è costruire un modello di Intelligenza Artificiale integrato, alimentato dai dati federali, che permetta allo stesso tempo di creare nuovi posti di lavoro e ridurre i costi energetici. Qui l'articolo.
Sipario e Conclusioni
I modelli che si incrociano
Se mettiamo insieme queste traiettorie, lo scenario diventa più chiaro.
- L’Europa sta alleggerendo il proprio quadro normativo per rendere l’AI Act sostenibile, applicabile e compatibile con la vita delle imprese.
- Gli Stati Uniti stanno costruendo una macchina scientifica nazionale in cui l’AI è amministrata, orchestrata e indirizzata dallo Stato.
- La Cina resta il modello implicito di AI statale che gli altri due, in modi diversi, osservano e in parte imitano.
In questo contesto, le aziende (dalle startup alle big tech) stanno decidendo in quale ecosistema giocare: un’Europa che vuole essere la casa dell’innovazione regolata, un’America che spinge verso l’AI come infrastruttura nazionale, una Cina che accelera con un modello statale integrato.
L’AI non è più solo uno strumento o un settore industriale. È la nuova infrastruttura del potere: normativo, industriale, scientifico, geopolitico.
Chi saprà tenere insieme libertà, diritti e capacità tecnologica non vincerà solo una gara di innovazione: definirà il tipo di mondo in cui vivremo nei prossimi decenni.
Incontriamoci qui
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E c'è anche Two Humans in The Loop, il podcast dove si parla di Intelligenza Artificiale e Umanità.