Quando si tratta di Intelligenza Artificiale, si fa sempre un gran parlare di come l'IA dovrebbe aumentare le capacità dei lavoratori, affiancarli, non sostituirli. Un'idea bellissima ma che fa a pugni con le decine di migliaia di licenziamenti che abbiamo raccontato negli ultimi mesi, e più in generale con la narrativa secondo cui l'IA è lo strumento perfetto per efficientare i processi, e di fatto fare le stesse cose con meno persone.
Capire dove sta la verità a volte non è facile, ma oggi al dibattito si aggiunge Goldman Sachs: hanno fatto un sondaggio su 105 consulenti dell'istituto finanziario che seguono clienti in diversi settori industriali, offrendo uno spaccato concreto di come le grandi corporation statunitensi stiano realmente implementando questa tecnologia. Emerge una realtà dove ci sono un po' di entrambe le cose.
Ciò che emerge con chiarezza è un approccio duplice: da un lato le imprese dichiarano di puntare sull'intelligenza artificiale principalmente per incrementare produttività e ricavi, non per tagliare i costi. Quasi la metà dei clienti bancari utilizza la tecnologia con l'obiettivo di stimolare la crescita, mentre solo una società su cinque la impiega prioritariamente per ridurre le spese. Un dato che potrebbe sembrare rassicurante, se non fosse per le proiezioni sul medio termine.
Gli esperti di Goldman Sachs, guidati dal capo economista Jan Hatzius, hanno infatti rilevato che attualmente un'azienda su dieci ha già proceduto a riduzioni del personale attribuibili all'AI. Tuttavia, le aspettative per i prossimi anni disegnano uno scenario radicalmente diverso: i banchieri intervistati prevedono un taglio del 4% della forza lavoro entro dodici mesi, seguito da una riduzione ben più consistente dell'11% nell'arco di tre anni.
Particolarmente vulnerabili appaiono alcune categorie professionali specifiche. Il servizio clienti emerge come l'area a maggior rischio: l'80% dei consulenti intervistati si aspetta riduzioni significative man mano che l'automazione prende piede. Aspettiamoci dunque di troviarci a parlare con un bot sempre più spesso, mentre allo stesso tempo sarà sempre più difficile - se non impossibile - parlare con un essere umano.
Seguono i ruoli di supporto amministrativo, le operazioni con il 49% e i settori IT e ingegneria. Circa il 55% dei professionisti di Goldman anticipa che i clienti ricorreranno al blocco delle assunzioni o all'attrizione naturale per gestire la transizione, mentre il 26% prevede licenziamenti diretti o ristrutturazioni più ampie.
Il rapporto arriva in un momento delicato, mentre ondate di licenziamenti attraversano diversi settori dell'economia americana. All'inizio di questa settimana, il colosso tecnologico Amazon ha annunciato il taglio di 14.000 posizioni, con il CEO Andy Jassy che ha attribuito la decisione a questioni di adeguamento culturale piuttosto che a risparmi sui costi o all'implementazione dell'intelligenza artificiale. Eppure la tempistica di questi eventi sottolinea quanto profondamente la tecnologia stia ridisegnando le dinamiche di assunzione in tutti i settori economici.
L'adozione dell'AI da parte delle imprese statunitensi sta procedendo a ritmi sostenuti. Secondo i dati raccolti da Goldman Sachs, il 37% dei clienti utilizza già l'intelligenza artificiale per la produzione regolare, una percentuale nettamente superiore al 9,9% registrato da un recente sondaggio del Census Bureau. Le proiezioni indicano che questa quota salirà al 50% entro il prossimo anno e raggiungerà il 74% nei prossimi tre anni, evidenziando un'accelerazione nell'integrazione degli strumenti AI nelle operazioni quotidiane.
Nonostante l'entusiasmo di molti, permangono cautele significative. Il 61% dei banchieri riferisce che i clienti considerano l'intelligenza artificiale ancora troppo acerba come tecnologia per un'implementazione su larga scala, mentre il 47% segnala che le aziende non dispongono delle competenze interne necessarie per sviluppare gli strumenti adeguati. Questo divario tra ambizioni e capacità operative potrebbe rallentare temporaneamente la transizione, ma non sembra destinato a fermarla.
Gli analisti di Goldman Sachs concludono che i tassi attuali e previsti di adozione dell'AI da parte delle corporation statunitensi, insieme alle sostanziali riduzioni attese della forza lavoro, confermano la loro visione di lungo periodo: l'intelligenza artificiale è destinata ad avere un impatto trasformativo sul mercato del lavoro e sull'economia nel suo complesso. La particolare attenzione ricade ora sui settori tecnologici, media e telecomunicazioni, dove quasi un terzo dei banchieri osserva già i primi segnali di pressione occupazionale. Il dibattito su come bilanciare innovazione tecnologica e tutela dell'occupazione è appena iniziato, ma i numeri suggeriscono che il tempo per prepararsi si sta rapidamente esaurendo.