L'intelligenza artificiale ha già iniziato a sostituire lavoratori in carne e ossa in una delle aziende storiche del settore tecnologico. Il CEO di IBM, Arvind Krishna, ha recentemente confermato che l'azienda ha implementato soluzioni di AI per svolgere mansioni precedentemente affidate a centinaia di dipendenti del settore risorse umane. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, questa mossa non ha ridotto il numero complessivo dei dipendenti IBM. Krishna ha spiegato al Wall Street Journal che i risparmi generati hanno permesso all'azienda di investire in altre aree strategiche, assumendo più programmatori e personale di vendita.
La forza lavoro totale di IBM è infatti aumentata, poiché le risorse liberate dai licenziamenti sono state reindirizzate verso ruoli che richiedono pensiero critico e interazione umana diretta. Il CEO ha specificato che l'azienda ha privilegiato l'assunzione in settori come l'ingegneria del software, il marketing e le vendite, aree dove la componente umana rimane insostituibile, a differenza delle mansioni ripetitive ora gestite dall'intelligenza artificiale.
IBM conta attualmente 270.300 dipendenti a livello globale, secondo l'ultimo report annuale del 2024, e non ha rivelato quando esattamente siano avvenuti i licenziamenti nel settore HR e le successive assunzioni in altri dipartimenti. Questa trasformazione si inserisce in un contesto più ampio di evoluzione tecnologica dell'azienda, che sta puntando sempre più decisamente sull'intelligenza artificiale.
L'impatto economico dell'AI nelle operazioni aziendali
I risultati economici di questa strategia appaiono già significativi. Ji-eun Lee, Chief Technology Officer di IBM, ha dichiarato che l'azienda ha registrato un "miglioramento della produttività" quantificabile in 3,5 miliardi di dollari negli ultimi due anni, grazie all'implementazione dell'AI in oltre 70 aree aziendali. L'agente virtuale AskHR ha automatizzato il 94% delle attività HR di routine, come le richieste di ferie e i documenti di pagamento, mentre AskIT ha ridotto del 70% il numero di chiamate e chat gestite dal team IT.
L'intelligenza artificiale generativa rappresenta ormai un business da 6 miliardi di dollari per IBM, che durante la recente conferenza annuale Think ha presentato nuovi prodotti e servizi per ampliare ulteriormente questo settore. Tra le novità, strumenti che consentono ai clienti di creare i propri agenti AI in meno di cinque minuti, capaci di eseguire autonomamente compiti complessi, in diretta concorrenza con prodotti simili offerti da Amazon, Nvidia e Microsoft.
Krishna non è l'unico CEO a confermare la sostituzione di dipendenti con l'AI. Sebastian Siemiatkowski, CEO di Klarna, aveva dichiarato lo scorso anno che il chatbot AI dell'azienda svolgeva il lavoro di 700 agenti del servizio clienti, annunciando successivamente un blocco delle assunzioni e l'intenzione di colmare le lacune con l'intelligenza artificiale. Analogamente, Marc Benioff di Salesforce ha affermato a settembre che i nuovi agenti AI dell'azienda potrebbero sostituire i lavoratori temporanei durante i periodi di picco.
La trasformazione di IBM in una vera azienda di intelligenza artificiale è appena iniziata, secondo l'analista di Wedbush Dan Ives, che ha dichiarato a Business Insider che siamo ancora "al primo inning di una partita che ne conta nove". Krishna, alla guida dell'azienda dal 2020 dopo una carriera di oltre 34 anni in IBM, sta quindi guidando un processo di riposizionamento strategico che potrebbe segnare profondamente il futuro dell'azienda.
Questa evoluzione solleva interrogativi importanti sul futuro del lavoro nell'era dell'intelligenza artificiale. Se da un lato le aziende tecnologiche celebrano i guadagni di produttività, dall'altro emerge la necessità di un ripensamento strutturale delle competenze richieste nel mercato del lavoro contemporaneo, dove le mansioni puramente operative cedono progressivamente il passo a ruoli che richiedono creatività, empatia e capacità decisionali complesse.
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