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a cura di Dario D'Elia

La Commissione Europea ha ufficializzato le sue proposte normative legate al tema della Web Tax. L'obiettivo è "garantire che le attività delle imprese digitali siano tassate in modo equo e favorevole alla crescita nell'UE". La questione è risaputa: le imprese digitali statunitensi, leader nel mondo, godono in Europa di aliquote fiscali medie effettive "pari alla metà di quella dell'economia tradizionale nell'UE".

Sul tavolo due proposte legislative distinte. La prima è intesa a riformare le norme in materia di imposta sulle società, in modo che gli utili siano registrati e tassati nel luogo in cui le imprese hanno un'interazione significativa con gli utenti attraverso i canali digitali. 

Entrando nel merito è bene sottolineare che si parla di "presenza digitale" imponibile o una stabile organizzazione virtuale in uno Stato membro se supera la soglia di 7 milioni di euro di ricavi annuali, ha più di 100mila utenti oppure ha oltre 3mila contratti commerciali per servizi digitali conclusi tra l'impresa e utenti aziendali in un esercizio fiscale.

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"Le nuove norme cambieranno anche il modo in cui gli utili sono attribuiti agli Stati membri in modo da riflettere meglio le modalità con cui le imprese possono creare valore online: ad esempio, in funzione del luogo in cui l'utente si trova al momento del consumo", puntualizza il documento. "In definitiva, il nuovo sistema garantisce un legame effettivo tra il luogo in cui gli utili sono realizzati e quello in cui sono tassati".

La seconda proposta "risponde alle richieste di numerosi Stati membri di istituire un'imposta temporanea da prelevare sulle principali attività digitali, che al momento sfuggono a qualsiasi tipo di imposizione nell'UE". In questo mondo si dovrebbe evitare il rischio di misure unilaterali che si dimostrerebbero dannose per il mercato unico.

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L'imposta indiretta si applicherebbe ai ricavi generati da determinate attività digitali che sfuggono completamente al quadro fiscale attuale, e scomparirebbe dopo l'approvazione della riforma globale prevista per il futuro.

Sarebbero colpiti i ricavi generati dalla vendita di spazi pubblicitari online, quelli da attività di intermediazione digitale che permettono agli utenti di interagire con altri utenti e che possono facilitare la vendita di beni e servizi tra di essi e quelli ottenuti dalla vendita di dati generati da informazioni fornite dagli utenti.

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Fermo restando il fatto che il raggio d'azione sarebbe limitato alle imprese con ricavi annui complessivi a livello mondiale di 750 milioni di euro e ricavi nell'UE di 50 milioni di euro. Secondo le stime, se sarà applicata a un'aliquota del 3%, l'imposta potrà generare entrate per gli Stati membri dell'ordine di 5 miliardi di euro all'anno.

Non resta che attendere la presentazione di queste proposte al Consiglio per adozione e al Parlamento europeo per consultazione. "L'UE continuerà inoltre a contribuire attivamente al dibattito mondiale sulla tassazione dell'economia digitale nell'ambito del G20 e dell'OCSE e a sollecitare ambiziose soluzioni internazionali", conclude la nota.