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Droni: DJI dimostra che possono fare la differenza in molti ambiti

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Droni: DJI dimostra che possono fare la differenza in molti ambiti

di Giancarlo Calzetta lunedì 17 Ottobre 2022 10:30
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I droni sono dispositivi che hanno un grande fascino, ma spesso si crede che i casi d’uso siano piuttosto limitati e per lo più collegati a rilievi fotogrammometrici e riprese video. I dati raccolti via foto o video dal drone, invece, sono solo il primo step di una serie di operazioni che tornano molto utili.
Infatti, DJI, azienda che vanta sicuramente il nome più famoso in questo ambito, ha un programma “Enterprise” molto articolato che permette alle aziende specializzate di fornire soluzioni per molti mercati.

Nella proposta business ci sono due aspetti complementari: l’hardware e il software. Per quello che riguarda i droni veri e propri, i modelli che si usano negli scenari professionali sono solitamente diversi da quelli che usiamo durante le vacanze.

L'assortimento di prodotti per uso aziendale e professionale di fascia alta è bello in presentazione, ma fa più impressione dal vivo
DJI- Airworks pezzo 1

Prima di tutto, sono più pesanti e quindi più impegnativi e pericolosi da pilotare, ma queste difficoltà vengono bilanciate dal fatto che vantano caratteristiche molto superiori a quelle dei loro cugini per gli hobbisti. Hanno una autonomia maggiore, una o più videocamere di qualità più elevata o specializzate in operazioni speciali come la visione infrarossa, velocità di punta più elevate, una maggiore resistenza ai guasti e la possibilità di montare equipaggiamento extra pensato appositamente per le missioni specializzate, come un gancio per rilasciare dei carichi o delle potenti lampade LED per supportare un team che opera di notte.

A corredo si trovano tutte quelle caratteristiche che hanno fatto dei droni DJI il punto di riferimento del settore per diversi anni, sin dai famosi “Phantom” che hanno dato il via al tutto: sistemi di volo anticollisione, grande stabilità anche con vento moderato, capacità radio sulla lunga distanza, grande facilità d’uso e così via.

Il controller dei droni DJI è parecchio ingombrante, ma serve uno schermo grande per dare un senso a quello che viene inquadrato, mentre servono molti pulsanti per attivare automatismi e personalizzazioni.
DJI- Airworks pezzo 1

Ma come diceva Bill Gates, “la magia è nel software” e anche questo caso non fa eccezione. Infatti, l’altro aspetto che caratterizza i droni professionali di DJI e la possibilità di essere connessi a un centro di controllo software molto complesso e aperto alle applicazioni sviluppate da altri. La piattaforma è così aperta, che oltre 100mila sviluppatori si sono registrati per produrre le proprie applicazioni e personalizzazioni da usare in missioni speciali.

C’è una vera occasione di business nel mercato dei droni?

Sì, i droni sono pronti per svolgere una gran quantità di compiti nelle aziende e lo stanno già facendo. Gli ambiti in cui sono più utilizzati sono quelli delle ricognizioni, rilievi tecnici e sorveglianza, compiti che una telecamera volante può compiere davvero molto bene, ma c’è molto di più.

Durante l’evento Airworks 2022, che si è tenuto a Las Vegas, abbiamo visto DJI e molti suoi partner presentare delle soluzioni che sono pronte a far fare un bel salto in avanti a come i droni possono automatizzare procedure di raccolta dati e operazioni rischiose.

Innanzitutto, abbiamo visto in funzione la DJI Dock, un riparo completamente robotizzato che può accogliere e custodire un drone DJI quando non è in volo, ricaricandone le batterie e fornendo tramite la sua stazione meteo integrata tutte le informazioni necessarie a sapere se si può volare in sicurezza o se è meglio evitare di alzarsi in volo. Un sistema di condizionamento permette alle batterie di ricaricarsi velocemente senza rischiare di surriscaldarsi, mentre una serie di telecamere ne garantisce la sicurezza e la corretta operatività.

La DJI Dock permette di collegare direttamente il telecomando tramite cavo per controllare i parametri di funzionamento.
DJI- Airworks pezzo 1

Le procedure di decollo e atterraggio possono essere gestite completamente in remoto, così come i percorsi da far compiere al drone. Le sue dimensioni permettono di alloggiare un drone di piccole dimensioni, come Matrice 30 o il Mavic 3E e quindi servono ancora progetti specifici per le applicazioni di spraying in agricoltura o per quelle che richiedono la gestione di altri serbatori (come l’imponente DJI Agras T40, in grado di irrorare 12 litri al minuto, montando serbatoi da 40 o 70 litri, e compiere missioni di ispezione, ricognizione e mappatura del suolo), ma le missioni di ricognizione o ispezione video di strutture difficili da raggiungere diventano molto più semplici, affidabili ed economiche dato che l’intervento umano viene limitato ai periodi di manutenzione invece che a quelli di operatività.

L’automazione sta diventando il mantra in tutti i settori della tecnologia e si punta a sostituire l’opera dell’uomo in un numero di compiti sempre più alto, riservando agli operatori solo i compiti di livello più alto. Nell’area espositiva, abbiamo visto come tutti gli avanzamenti che abbiamo visto arrivare nella computer vision grazie al machine learning siano adesso a disposizione dei droni che sono in grado di riconoscere automaticamente se vengono inquadrati uomini, animali, automobili e altri oggetti.

In questo modo si possono compiere con grande semplicità compiti di inventariato anche in ambienti complessi e in rapido cambiamento, come i depositi di mezzi pubblici o ferroviari, dove trovare un mezzo specifico diventa spesso una scommessa.

DJI- Airworks pezzo 1

Ed è proprio nel campo dell’automazione che DJI ha una marcia in più, grazie al gran numero di API esposte dal suo kit di sviluppo, in grado di dare ai partner la possibilità di controllare qualsiasi aspetto del drone e ogni sua personalizzazione. In questo modo si possono aggiungere dei dispositivi progettati da altre aziende e integrarli perfettamente nel progetto.

Un esempio è quello della camera infrarossa di Soarability Technology che è in grado di scovare le fughe di gas negli impianti industriali, ricorrendo poi a un illuminatore laser per quantificarne l’entità, oppure è il caso del rilevatore di onde radio che può localizzare un cellulare anche se nascosto dalla vegetazione o, ancora, attivare una carrucola con cui rilasciare al suolo dei carichi di supporto a personale a terra.

Le applicazioni sono infinite, ma molte ancora da sviluppare ad hoc

Fare dei droni uno strumento di business, quindi, non solo è possibile ma altamente consigliato dato che c’è ancora ampio spazio. Ma non è una cosa semplice. Il vero tesoro sta nelle applicazioni personalizzate e verticali che ancora sono tutte da sviluppare.

Un esempio? Tutti sanno che i droni sono ottimi per creare copie digitali di terreni ed edifici, ma ancora in pochi hanno realizzato che questa funzione può essere applicata con grande successo alla prevenzione dei rischi idrogeologici sul territorio.

In Italia sappiamo bene che alluvioni e inondazioni sono piuttosto comuni e che con la tendenza in atto a causa dei cambiamenti climatici, le amministrazioni comunali dovranno affrontare il problema in maniera efficace e continuativa. E allora perché non andare a creare delle copie digitali dei punti più a rischio e simulare l’arrivo di una alluvione in un ambiente che ricalca fedelmente quello reale?

In questo modo, si potrebbe agire in maniera mirata prima del disastro naturale, mettendo in pratica le misure necessarie a evitare danni. Il servizio diventerebbe poi continuativo perché per ogni modifica urbanistica, questo studio potrebbe esser replicato per la valutazione del rischio idrogeologico di ogni progetto.

Il nodo della legislatura

Ma come la mettiamo con tutte le restrizioni che il l’attuale quadro normativo impone a chi vuole lavorare usando UAV? “In realtà” – dice Matteo Natale, Technical Standards Manager di DJI – “ la situazione sta migliorando velocemente. Per operare in ambienti complessi bisogna presentare uno studio dei rischi collegati e strutturare le missioni in modo che questi non diventino mai eccessivi per persone e cose, ma i permessi stanno diventando più semplici da ottenere una volta che si comprende come funzionano le cose”.

Ci sono ancora scenari molto “oscuri” come quelli BVLOS, in cui il drone si muove al di fuori del controllo visivo diretto del team di pilotaggio, in cui i tempi per ottenere le autorizzazioni diventano lunghi, ma diciamo che non esistono più scenari impossibili da portare a termine.

In questo, è prezioso l’aiuto che Matteo Natale può fornire agli operatori, dipanando la matassa dei permessi e permettendo di aprire nuovi mercati e campi d’utilizzo che possono davvero lasciare a bocca aperta.

di Giancarlo Calzetta
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