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L'AI è una bolla, lo dice anche il presidente di OpenAI

Il presidente di OpenAI Bret Taylor paragona l'era dot-com all'AI: nonostante alcuni fallimenti clamorosi, ha trasformato il commercio in modo fondamentale.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 20/08/2025 alle 12:16

La notizia in un minuto

  • Il presidente di OpenAI Bret Taylor paragona l'attuale boom dell'AI alla bolla dot-com degli anni '90, sottolineando che nonostante i fallimenti spettacolari, quella febbre speculativa generò giganti come Amazon e Google che oggi dominano i mercati
  • Nonostante la presenza di molto "snake oil" nel settore, Taylor identifica valore reale in aziende come ChatGPT (100 milioni di utenti in due mesi) e startup B2B innovative, suggerendo che l'euforia attuale potrebbe essere giustificata
  • Esperti come Sam Altman prevedono che molte startup AI falliranno bruciando miliardi di investimenti, ma il settore rappresenterà comunque una vittoria netta per l'economia globale, proprio come accadde con il boom digitale

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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L'attuale entusiasmo per l'intelligenza artificiale presenta sorprendenti somiglianze con la febbre speculativa che caratterizzò la fine degli anni Novanta, quando il mondo finanziario si innamorò delle prime aziende digitali. Oggi, mentre i venture capitalist investono miliardi in startup dedicate all'AI e i colossi tecnologici spendono cifre astronomiche in infrastrutture e talenti specializzati, emerge un parallelo inquietante con quell'epoca di euforia che culminò nel celebre scoppio della bolla dot-com. Un'idea suggerita anche dallo stesso Sam Altman nelle scorse ore, e poco prima da Bank of America.

Anche il presidente di OpenAI, Bret Taylor, si unisce al coro: il dirigente ha recentemente analizzato queste dinamiche durante il podcast "ACQ2", offrendo una prospettiva che invita a riflettere sui possibili scenari futuri del settore dell'intelligenza artificiale. Tuttavia la lettura del fenomeno non è negativa: il messaggio è che le aziende cresceranno e prospereranno, anche se qualcuna inevitabilmente si perderà lungo la strada. 

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Taylor sottolinea come la memoria collettiva tenda a ricordare principalmente i fallimenti spettacolari di quell'epoca, dimenticando i successi straordinari che ne sono scaturiti. Quando si parla del periodo dot-com, vengono immediatamente in mente disastri come Pets.com, Webvan ed eToys.com, aziende che bruciarono milioni di dollari prima di scomparire nel nulla. Tuttavia, questa narrazione trascura completamente il fatto che dalla stessa epoca sono nate alcune delle aziende più influenti del mondo contemporaneo.

Amazon, che debuttò in borsa nel 1997, riuscì a sopravvivere al crollo e divenne uno dei pilastri del commercio elettronico globale. Google nacque proprio durante il boom, anche se la sua quotazione arrivò solo successivamente, mentre Microsoft stava attraversando le sue controversie antitrust nel 2001, simbolicamente considerato l'apice della bolla speculativa.

Il paradosso dell'euforia giustificata

"Se guardate l'S&P 500 oggi e considerate il valore generato dalle aziende create in quel periodo, si potrebbe sostenere che praticamente tutta l'esuberanza e l'hype erano totalmente giustificati", ha osservato Taylor. Le cosiddette "magnifiche sette" del settore tecnologico, che dominano oggi i mercati finanziari, affondano le loro radici proprio in quegli anni di apparente follia speculativa. Il boom digitale ha effettivamente trasformato radicalmente il commercio, il sistema finanziario e praticamente ogni aspetto della società moderna.

Quando si verificano le bolle, le persone intelligenti si entusiasmano eccessivamente per un nucleo di verità

Questa prospettiva storica aiuta a mettere in prospettiva la situazione odierna:  Nvidia ha recentemente raggiunto i 4 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato grazie alla domanda crescente delle sue GPU da parte delle aziende di intelligenza artificiale. Morgan Stanley prevede che i guadagni di produttività legati all'AI potrebbero portare l'S&P 500 a crescere fino a 16 trilioni di dollari. OpenAI si prepara a una valutazione di 500 miliardi di dollari. E ci sono nuovi investitori praticamente ogni giorno. 

Tra "snake oil" e valore reale

Lo stesso Sam Altman, CEO di OpenAI, ha recentemente definito l'AI una bolla durante una cena con giornalisti, ammettendo che gli investitori  sono probabilmente troppo entusiasti riguardo all'intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, però, Altman considera l'AI "la cosa più importante che sia accaduta da molto tempo a questa parte", creando un paradosso che rispecchia perfettamente le contraddizioni dell'epoca dot-com.

Taylor riconosce l'esistenza di molto snake oil (termine che indica un prodotto truffaldino, fuffa, imbroglio commerciale) nel settore attuale, riferendosi scherzosamente all'abuso di termini come "agentic" nel gergo dell'AI. Tuttavia, identifica anche aziende con un valore sostanziale e sostenibile, come dimostra la crescita esplosiva di ChatGPT, che ha raggiunto 100 milioni di utenti in poco più di due mesi dal lancio dell'app e continua a dominare l'App Store.

Altman prevede che "qualcuno perderà una quantità fenomenale di denaro", riferendosi in particolare alle startup di AI composte da "tre persone e un'idea" che ricevono investimenti massicci. Contemporaneamente, però, è convinto che molte persone guadagneranno cifre straordinarie e che, nel complesso, il settore rappresenterà una vittoria netta per l'economia globale.

Taylor condivide questo ottimismo, puntando non solo sui successi evidenti come ChatGPT, ma anche su realtà meno note del mercato B2B, come Lovable, una piattaforma di programmazione basata su AI per la creazione di app e siti web. "Credo che qui si stia creando un valore molto reale", ha concluso Taylor, suggerendo che, proprio come accadde con il boom dot-com, la storia potrebbe dare ragione agli ottimisti piuttosto che ai catastrofisti.

Fonte dell'articolo: www.businessinsider.com

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