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La tecnologia indispensabile del prossimo futuro? Tutto ciò che ci farà sentire più sicuri

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a cura di Primo Bonacina

Pubblicato il 22/02/2021 alle 10:05

Amici imprenditori e manager, dimenticatevi gli attributi veloce, migliore, nuovo, diverso. La lista dei desideri nel settore tecnologia e innovazione del prossimo futuro si concentrerà su prodotti e servizi che ci faranno sentire più “sicuri”.

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Come il pulsossimetro. Molti non sapevano cosa fosse fino allo scorso marzo. Poi ne hanno sentito parlare al telegiornale e qualcuno in famiglia ha insistito per ordinarne uno. In questo modo, se uno di noi contraesse il virus, potremmo immediatamente controllare i livelli di ossigeno nel sangue per avere una prima idea della gravità della situazione. E ora l'ultimo Smart Watch di Apple pubblicizza il fatto di riuscire a rilevare i livelli di ossigeno nel sangue.

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Ma non basta: in futuro viaggeremo su aerei sanificati con un atomizzatore elettrostatico; in zone a maggiore rischio incendio si venderanno più purificatori d'aria per ovviare all’inquinamento da fumo; nel settore del pronto intervento in emergenza, si utilizzeranno smartphone e app ad attivazione vocale per consentire ai soccorritori di comunicare senza togliere i dispositivi di protezione individuale

 

Videosorveglianza

A seguito della pandemia, il settore sanitario è entrato in una situazione di stress e sta cercando di dare assistenza a più pazienti e con risorse limitate. Perciò, le nuove soluzioni per la videosorveglianza possono essere di grande utilità per il monitoraggio remoto dei pazienti, la mitigazione del rischio e la conformità al protocollo in ospedali, centri di assistenza e cliniche. Troveremo quindi un uso sempre maggiore della videosorveglianza in alcune delle seguenti aree:

  • Gestione delle stanze e delle aree: per garantire la cura dei pazienti e la sicurezza del personale anche in strutture temporanee, quali gli ospedali da campo
  • Monitoraggio remoto del numero di pazienti: per gestire il livello di occupazione delle strutture in linea con i protocolli
  • Cure da remoto: per fornire al personale sanitario la possibilità di controllare i pazienti da remoto, mitigando così le carenze di personale, il tutto in massima sicurezza, anche a livello di trasmissione di dati sensibili
  • Privacy: per aggiungere un ulteriore livello di sicurezza, alcune soluzioni di videosorveglianza offriranno una modalità di visualizzazione solo locale che permetterà di accedere all'account solo utilizzando un dispositivo in rete locale
  • Risoluzione degli incidenti: per tramettere efficientemente le immagini alle forze dell'ordine e accelerare i tempi di risposta

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Retail

Quale è stata la parola chiave del 2020, a parte “Smart Working”? Facile: “Social Distancing”. In ambito retail la videosorveglianza interviene ora con telecamere di sicurezza capaci di capire se le persone stanno rispettando le giuste distanze, evitando così gli assembramenti.

Inoltre, i proprietari di negozi al dettaglio si trovano ad affrontare nuovi requisiti da integrare nelle attività quotidiane, come ad esempio la necessità di controllare rapidamente il numero di persone presenti in negozio, evitando sanzioni e soprattutto di mettere a rischio la salute di clienti e dipendenti.

Esistono diversi modi in cui questo può essere risolto, utilizzando una o più telecamere (a seconda del numero di porte di accesso) e componenti aggiuntivi e ci sono oggi varie soluzioni tagliate su esigenze e budget di differente livello. Soluzioni standardizzate e collaudate, nonché un alto grado di preconfigurabilità, consentono un'implementazione rapida ed efficace della soluzione.

Privacy e abusi

Questa richiesta generale di sicurezza si estenderà anche alle grandi aziende che sentiranno l’esigenza di proteggere il proprio personale, soprattutto le donne, da molestie e abusi.

Tutto ciò però porterà alla raccolta di un numero di dati personali e sensibili sempre maggiore. Diventeremo quindi ancora più preoccupati per i rischi che l'abuso potenziale di tali dati potrebbe comportare. Con l’installazione pervasiva di strumenti di videosorveglianza, riconoscimento facciale e tecnologia vocale, sarà sempre più fondamentale che le autorità addette a regolamentare queste pratiche vigilino affinché le aziende operanti nel settore della videosorveglianza (produttori, installatori, service provider) gestiscano i dati in modo irreprensibile.

Andiamo forse verso un futuro “distopico”?

Amici imprenditori e manager, una “distopia” è definita come una descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come negative, in cui viene presagita un'esperienza di vita indesiderabile o spaventosa. Ponendosi in contrapposizione alla parola “utopia”, una distopia viene tipicamente prefigurata come l'appartenenza ad un'ipotetica società o mondo caratterizzati da espressioni sociali o politiche opprimenti, spesso in conseguenza di condizioni ambientali e tecnologiche portate al limite estremo.

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La cosa interessante è che il termine distopia, in greco antico, vuol dire “cattivo-luogo” (“dys-topos”), mentre "utopia” significa “non-luogo” (“u-topos”), ovvero luogo che non esiste, da intendersi in realtà con l'accezione di luogo ideale, ma che, appunto appartiene solo al regno delle idee. Insomma l’utopia non esiste, mentre la distopia purtroppo la intravediamo.

Ci prepariamo quindi a un futuro peggiore del presente? Forse sì, però fermiamoci un attimo. Va bene che la nostalgia del passato è sempre canaglia (cit. Albano e Romina). Va bene che, già nel lontano 1966, il Ragazzo della Via Gluck si lamentava che “là dove c'era l'erba ora c'è una città”, quindi il 1966 era già distopico rispetto al 1958 a cui il buon Adriano fa riferimento (8 anni prima: “… passano gli anni, ma 8 son lunghi …”).

Insomma, il passato viene sempre idealizzato mentre il futuro appare pieno di incertezze. In realtà, le persone ragionevoli pensano (o almeno lo pensavano fino a inizio 2020) che oggi viviamo meglio che nel 1958, però oggi la preoccupazione ci assale. Non siamo fuori dall’emergenza pandemica, né da quella politica (pensiamo solo a cos’è successo a Capitol Hill a inizio 2021), né da quella climatica, passata oggi in secondo piano, proprio perché l’unico argomento è la pandemia, ma che, prima o poi, tornerà prepotentemente di attualità.

Quale è la risposta? Molto semplice. La sicurezza è il nuovo mantra. E allora, ognuno dovrà offrire a sé stesso, alla propria famiglia, ai propri collaboratori, ai propri clienti maggiore sicurezza. Non solo acquistando il pulsossimetro. Anche pensando e progettando servizi sempre più sicuri. Non sto parlando solo di IT e cybersecurity. Sto parlando di “security by design” in tutto quello che facciamo.

La nostra vita e i prodotti e i servizi che offriamo devono essere ridisegnati per dare un risultato ragionevolmente (ragionevolmente = 95% e oltre) certo, con costi ragionevolmente certi, con rischi ragionevolmente contenuti, con tempi di rilascio e attivazione ragionevolmente certi. Una bella sfida per tutti. Ne vogliamo parlare? Scrivetemi pure!

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