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L'IA può aiutarci con la crisi climatica, ma attenzione ai rischi

Simon Stiell sottolinea l'importanza per i governi di regolamentare la tecnologia per limitarne gli aspetti pericolosi

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 23/09/2025 alle 14:55

La notizia in un minuto

  • L'intelligenza artificiale emerge come alleato nella lotta climatica, ma il consumo energetico dei centri dati rappresenta una contraddizione che richiede urgente regolamentazione governativa
  • Gli investimenti nelle energie rinnovabili sono cresciuti di dieci volte in un decennio, raggiungendo i 2 trilioni di dollari nell'ultimo anno, con oltre il 90% delle nuove rinnovabili più economiche dei combustibili fossili
  • Nonostante i progressi tecnologici, solo 15 dei 700 impianti industriali a basse emissioni pianificati ottengono finanziamenti annualmente, mentre molte economie mondiali sono in ritardo con i piani nazionali per la riduzione dei gas serra
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ha delineato una visione che abbraccia le potenzialità rivoluzionarie dell'AI pur riconoscendo la necessità di un intervento normativo urgente da parte dei governi. La tecnologia sta già dimostrando il suo valore nell'ottimizzazione dei sistemi energetici e nello sviluppo di strumenti per ridurre le emissioni di carbonio dai processi industriali.

L'entusiasmo per le applicazioni dell'AI in ambito climatico deve però fare i conti con un notevole contrappeso: il consumo energetico crescente dei centri dati. Questi impianti, paragonabili a moderne cattedrali dell'era digitale, richiedono quantità enormi di energia per funzionare, e hanno un impatto anche sul sistema idrico. Stiell ha sottolineato come questa contraddizione richieda un approccio strategico da parte delle istituzioni.

"L'AI non è una soluzione pronta all'uso e comporta dei rischi. Ma può anche rappresentare un punto di svolta", ha dichiarato il funzionario delle Nazioni Unite. La sfida consiste nel smussare gli aspetti pericolosi e affinare quelli catalizzatori di questa tecnologia emergente.

Un mondo in trasformazione energetica

Nonostante le tensioni geopolitiche e i conflitti che caratterizzano l'attuale scenario internazionale, Stiell ha offerto una lettura ottimista dei progressi climatici globali. Parlando a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, ha evidenziato come il mondo si stia "allineando con gli Accordi di Parigi".

Da questo punto di vista, in effetti, alcune statistiche sono incoraggianti: gli investimenti nelle energie rinnovabili sono aumentati di dieci volte in un decennio. La transizione verso l'energia pulita sta registrando una crescita esplosiva in quasi tutte le principali economie mondiali, raggiungendo i 2 trilioni di dollari solo nell'ultimo anno. Ci sono molte conversazioni tese a un rilancio dell'energia nucleare che, seppure non manchino molte voci critiche, è una fonte a zero emissioni di CO2. 

L'economia è dalla nostra parte: oltre il 90% delle nuove rinnovabili costa meno dell'opzione fossile più conveniente

La Cina si è confermata leader nella corsa all'energia pulita, non perché abbia chiuso o dismesso gli impianti inquinanti, ma piuttosto perché installa fonti rinnovabili a ritmi pazzeschi. Anche l'Unione Europea, l'India, diverse nazioni africane e i paesi dell'America Latina stanno registrando un'adozione diffusa delle tecnologie verdi;  Nel gli Stati Uniti, l'amministrazione Trump ha ordinato lo smantellamento degli sforzi federali contro la crisi climatica, ma molti governi statali e aziende stanno comunque cercando di mantenere i loro impegni ambientali.

Le opportunità economiche legate alla decarbonizzazione stanno attirando l'attenzione del mondo imprenditoriale, anche se persistono ostacoli significativi nel reperimento di finanziamenti.

Il collo di bottiglia dei finanziamenti

Una ricerca pubblicata dall'Industrial Transition Accelerator ha rivelato un dato allarmante: su oltre 700 impianti industriali a basse emissioni di carbonio in fase di pianificazione e sviluppo nel mondo, solo 15 all'anno riescono a ottenere i finanziamenti necessari per avviare la produzione completa. Questo rappresenta un'opportunità mancata di 1,6 trilioni di dollari per gli investitori.

Stiell ha riconosciuto che, nonostante i progressi tecnologici e economici, i benefici della corsa verso un'economia a basse emissioni di carbonio non si stanno ancora manifestando "nei salotti di casa". Il boom delle energie pulite rimane disomogeneo e i  vantaggi non sono condivisi da tutti.

Con l'avvicinarsi del cruciale vertice Cop30 in Brasile, previsto per novembre, molte economie mondiali sono ancora in ritardo nella presentazione dei loro piani nazionali aggiornati per la riduzione dei gas serra. Questi documenti, noti come contributi determinati a livello nazionale (NDC), erano inizialmente dovuti a febbraio, ma Stiell ha esteso la scadenza a questo mese.

Unione Europea, Cina, India, Russia e Arabia Saudita non hanno ancora formalmente presentato i loro piani nazionali. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si sono ritirati dall'Accordo di Parigi sotto la guida di Trump. Tuttavia, il segretario esecutivo mantiene un atteggiamento fiducioso: "Il mondo rimane solidamente dietro Parigi e completamente a bordo per la cooperazione climatica, perché funziona e insieme la faremo funzionare più velocemente".

Fonte dell'articolo: www.theguardian.com

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