Il termine "Nuclitalia" evoca immediatamente la complessa e perennemente dibattuta questione del ruolo dell'energia nucleare nel panorama energetico italiano. Nonostante l'Italia abbia spento i suoi ultimi reattori decenni fa e abbia rinunciato a piani di ripresa con due distinti referendum popolari (nel 1987, sull'onda emotiva dell'incidente di Chernobyl, e nel 2011, che bloccò i piani di rilancio post-Fukushima), il tema è tornato con prepotenza al centro del confronto politico, economico e sociale. La crescente urgenza di affrontare il cambiamento climatico, la necessità di garantire la sicurezza e l'indipendenza energetica nazionale di fronte alle tensioni geopolitiche e la volatilità dei prezzi dei combustibili fossili hanno riaperto la riflessione su tutte le possibili fonti di energia, inclusa quella nucleare.
Storicamente, l'esperienza italiana con l'energia atomica per scopi civili ebbe inizio negli anni '60, con la costruzione di diverse centrali che rappresentavano all'epoca un simbolo di progresso tecnologico e una promessa di energia abbondante e a basso costo. Impianti come quelli di Latina, Trino Vercellese, Caorso e Garigliano hanno contribuito per un periodo al fabbisogno energetico del Paese. Tuttavia, la crescente preoccupazione per la sicurezza, culminata nel disastro di Chernobyl del 1986, portò a una decisa inversione di rotta. Il referendum del 1987 sancì di fatto l'abbandono della produzione di energia nucleare in Italia, portando alla chiusura graduale delle centrali esistenti. Un tentativo di rilancio all'inizio degli anni 2000 si scontrò nuovamente con l'opposizione popolare, confermata dal referendum del 2011, che dimostrò quanto profondo fosse ancora il sentimento di sfiducia e paura legato a questa tecnologia, ulteriormente alimentato dall'incidente di Fukushima.
Oggi, il contesto è profondamente cambiato. L'imperativo della transizione ecologica impone una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, un obiettivo che le fonti rinnovabili come solare ed eolico, pur essendo fondamentali, faticano a garantire da sole a causa della loro intermittenza. È qui che si inserisce nuovamente il dibattito su "Nuclitalia". I sostenitori del ritorno al nucleare evidenziano diversi vantaggi: l'energia nucleare non emette Co2 durante il funzionamento, offrendo una fonte di carico base stabile e programmabile, non dipendente dalle condizioni meteorologiche. Questo potrebbe contribuire significativamente alla decarbonizzazione del sistema elettrico e ridurre la dipendenza dell'Italia dalle importazioni di gas naturale e petrolio, aumentando la sicurezza energetica. Inoltre, si argomenta che le nuove generazioni di reattori, in particolare i Small Modular Reactors (SMR), promettono standard di sicurezza ancora più elevati, costi di costruzione potenzialmente inferiori e tempi di realizzazione più rapidi rispetto ai grandi impianti del passato.
La nascita di Nuclitalia
In tale scenario si pone la nascita di Nuclitalia. In un segnale tangibile della crescente attenzione verso il potenziale ruolo dell'energia nucleare nel futuro mix energetico italiano, tre colossi industriali del Paese – Enel, Ansaldo Energia e Leonardo – hanno formalizzato la costituzione di una nuova società denominata Nuclitalia. Questa entità, configurata come società a responsabilità limitata, si pone l'obiettivo strategico di condurre studi approfonditi sulle tecnologie nucleari più avanzate e di analizzare le opportunità di mercato nel settore del cosiddetto "nuovo nucleare". La sua nascita segna un passo concreto nell'esplorazione della fattibilità di un possibile ritorno all'atomo in Italia, dopo anni di assenza e dibattito.
La struttura azionaria di Nuclitalia riflette il coinvolgimento significativo delle tre aziende fondatrici, con Enel che detiene la quota di maggioranza pari al 51% del capitale sociale. Ansaldo Energia partecipa con una quota del 39%, apportando la sua storica esperienza nel settore energetico e componentistico, mentre Leonardo contribuisce con il restante 10%, mettendo a disposizione le proprie competenze, probabilmente legate a sistemi di controllo, sicurezza e digitalizzazione, essenziali per gli impianti moderni.
Il mandato principale affidato a Nuclitalia è ambizioso e focalizzato sull'innovazione. La società avrà il compito di valutare i design più innovativi e tecnologicamente maturi disponibili nel panorama globale del "nuovo nucleare sostenibile". Un focus iniziale e prioritario sarà posto sugli Small Modular Reactors (SMR), in particolare quelli raffreddati ad acqua, considerati da molti una delle soluzioni più promettenti per superare alcune delle sfide storiche del nucleare, come i costi elevati e i lunghi tempi di costruzione associati ai grandi reattori tradizionali. Il processo di valutazione che Nuclitalia intraprenderà non si limiterà all'analisi teorica, ma includerà la definizione rigorosa dei requisiti specifici che tali tecnologie dovrebbero soddisfare per essere integrate efficacemente nel sistema energetico italiano, tenendo conto delle peculiarità infrastrutturali, normative e ambientali del Paese. Sulla base di un'approfondita analisi tecnico-economica, la società mirerà a selezionare le soluzioni più promettenti, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche in termini di sostenibilità ambientale ed economica.
Partner per l'industria
Oltre alla valutazione tecnologica, Nuclitalia esplorerà attivamente le opportunità di partnership industriali e di co-design con attori internazionali leader nel settore. Questo approccio collaborativo è volto a valorizzare le competenze già presenti nella filiera industriale italiana, consentendo alle aziende nazionali di posizionarsi strategicamente in un potenziale futuro mercato nucleare, sia in Italia che all'estero, promuovendo l'innovazione e creando valore.
La governance di Nuclitalia è stata definita con la nomina di un Consiglio di Amministrazione composto da sette membri. La presidenza del board è stata affidata al Professor Ferruccio Resta, già rettore del Politecnico di Milano, una figura di alto profilo accademico e scientifico che conferisce prestigio e competenza tecnica alla guida della società. Il ruolo di amministratore delegato sarà ricoperto da Luca Mastrantonio, attuale responsabile dell’unità di Nuclear Innovation all'interno di Enel, a testimonianza dell'impegno diretto del gruppo energetico nel progetto. I restanti cinque membri del Consiglio provengono dalle aziende azioniste e sono stati selezionati in virtù delle loro solide competenze tecniche e della vasta esperienza maturata nei rispettivi settori, qualità ritenute fondamentali per guidare le attività iniziali e contribuire alla crescita della nuova entità. Per supportare in modo ancora più mirato le complesse analisi tecnologiche previste, è inoltre prevista l'istituzione, nelle prossime settimane, di un comitato tecnico dedicato.
E negli anni '60 '70 e '80 abbiamo avuto energia abbondante a basso costo?
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