Il gigante dei database Oracle si prepara a incassare una cifra astronomica di 300 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, grazie a un contratto con OpenAI che dovrebbe fornire alla startup di intelligenza artificiale ben cinque gigawatt di capacità computazionale.
L'accordo, secondo fonti anonime citate dal Wall Street Journal, entrerà in vigore nel 2027 e rappresenta una scommessa colossale sul futuro dell'AI, ma solleva interrogativi sulla capacità finanziaria di OpenAI di onorare impegni di tale portata. La domanda che aleggia nel settore è semplice ma cruciale: chi pagherà effettivamente il conto quando arriverà il momento? Intanto, però, la notizia ha aiutato Oracle a fare numeri da capogiro in borsa.
La situazione finanziaria di OpenAI rivela un paradosso tipico dell'era delle startup tecnologiche: grandi promesse supportate da ricavi ancora insufficienti. La compagnia guidata da Sam Altman ha registrato ricavi ricorrenti annuali di 10 miliardi di dollari a giugno, ma si tratta solo di fatturato lordo. Gli analisti prevedono che l'azienda non raggiungerà la redditività prima del 2029, lasciando un divario temporale preoccupante tra gli impegni assunti e la capacità di mantenerli.
Il progetto Stargate, che punta alla costruzione di una serie di mega datacenter per l'intelligenza artificiale, potrebbe ricevere un'iniezione di liquidità da SoftBank, con un contributo stimato di 19 miliardi di dollari. Tuttavia, anche questo investimento appare modesto rispetto alle dimensioni dell'impegno complessivo verso Oracle.
L'impero di Ellison cresce con l'AI
Mentre OpenAI naviga in acque finanziarie incerte, Larry Ellison sta raccogliendo i frutti di questa corsa all'oro dell'intelligenza artificiale. Il fondatore di Oracle ha visto le azioni della sua compagnia schizzare del 30% nelle contrattazioni after-hours di martedì, avvicinandosi pericolosamente alla posizione di Elon Musk nella classifica degli uomini più ricchi al mondo. La trasformazione di Oracle da gigante dei database a fornitore di GPU rappresenta una delle metamorfosi aziendali più spettacolari degli ultimi anni.
Le previsioni di crescita di Oracle sono impressionanti: la divisione infrastrutture cloud dovrebbe passare dagli attuali 18 miliardi di dollari annui a 144 miliardi entro il 2031. Il portafoglio ordini è esploso del 359%, raggiungendo i 455 miliardi di dollari, mentre la CEO Safra Catz prevede una crescita sostenuta per tutto il prossimo anno.
L'annuncio attuale arriva poco più di un mese dopo che OpenAI aveva già concordato con Oracle la fornitura di 4,5 gigawatt aggiuntivi di capacità computazionale. Questo porta il totale dell'impegno a cinque gigawatt, sufficienti per alimentare due milioni di GPU aggiuntive. Le stime precedenti valustavano il costo di queste GPU a quasi 100 miliardi di dollari, senza considerare le strutture e le centrali elettriche necessarie per supportarle.
La situazione ricorda il classico dilemma del credito commerciale: gli impegni di acquisto valgono quanto la solidità finanziaria di chi li sottoscrive. Quando colossi come Microsoft o Google annunciano investimenti di 80 miliardi di dollari all'anno in infrastrutture AI, la loro affidabilità è fuori discussione. Ma quando si tratta di un'azienda che brucia liquidità mentre promette spese per 500 miliardi in datacenter, la prudenza diventa d'obbligo.
OpenAI sta esplorando nuove strade per ridurre i costi, incluso lo sviluppo di chip proprietari in collaborazione con Broadcom. Questa mossa potrebbe alterare significativamente i calcoli economici dell'accordo con Oracle, permettendo alla startup di ottimizzare le prestazioni riducendo la dipendenza da fornitori esterni.
Le proiezioni di fatturato di Oracle suggeriscono due scenari possibili: o la compagnia sta corteggiando altri mega-clienti oltre OpenAI, oppure il contratto da 300 miliardi sarà implementato in fasi progressive legate alla crescita dei ricavi del cliente. In entrambi i casi, il mercato dell'intelligenza artificiale si conferma come il nuovo El Dorado tecnologico, dove le promesse si misurano in centinaia di miliardi ma la realizzazione rimane tutta da dimostrare.