Il mercato azionario ha assistito a una delle performance più straordinarie degli ultimi decenni quando Oracle ha chiuso la seduta di mercoledì con un balzo del 36%, raggiungendo i 328,33 dollari per azione. Si tratta del miglior risultato giornaliero per il colosso del software dal lontano 1992, una crescita talmente esplosiva da catapultare temporaneamente il CEO Larry Ellison al vertice della classifica mondiale dei più ricchi, superando persino Elon Musk di Tesla.
L'effetto valanga ha portato la capitalizzazione della società a toccare quota 922 miliardi di dollari, consolidando Oracle tra i giganti tecnologici globali., i cosiddetti hyperscaler.
Dietro questa impennata si celano numeri che hanno letteralmente sconvolto gli analisti di Wall Street. Oracle ha presentato un dato senza precedenti: 455 miliardi di dollari in obbligazioni di performance rimanenti (RPO), una metrica che misura i ricavi futuri già contrattualizzati. Questo valore rappresenta un incremento del 359% su base annua, superando di gran lunga competitor del calibro di Microsoft, Amazon e Google nel settore cloud.
Gli hyperscaler sono grandi fornitori di cloud computing che offrono servizi su scala massiccia, gestendo enormi data center per clienti globali e imprese.
Gli esperti di Jefferies hanno immediatamente rivisto al rialzo le loro previsioni, alzando il target di prezzo da 270 a 360 dollari per azione. Secondo la loro analisi, c'è ancora margine per ulteriori crescite del 10% rispetto ai valori attuali, alimentate dall'ottimismo crescente sulle prospettive future dell'azienda.
L'espansione dell'infrastruttura cloud
Le proiezioni per Oracle Cloud Infrastructure appaiono particolarmente ambiziose: Jefferies stima una crescita del 77% su base annua, con ricavi che potrebbero raggiungere i 18 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2026. La traiettoria prevista porterebbe poi a toccare i 144 miliardi entro il 2030, con un tasso di crescita annuo composto di quasi il 70% dal 2025 in poi.
Particolarmente significativo è stato l'exploit dei ricavi del database multicloud, cresciuti di oltre il 1.500% anno su anno. Questo dato testimonia il successo della strategia multicloud di Oracle, che sta conquistando quote di mercato significative in un settore sempre più competitivo.
Le sfide dell'intelligenza artificiale
Non tutto però ha rispettato le aspettative degli analisti nel primo trimestre fiscale. I ricavi totali sono cresciuti del 12% su base annua, leggermente al di sotto delle previsioni di Wall Street che indicavano un +13%. Anche i servizi software e infrastrutturali hanno registrato performance inferiori al consenso, evidenziando alcune aree di debolezza nella crescita complessiva.
Oracle ha inoltre alzato le stime per gli investimenti in capitale fisso a 35 miliardi di dollari per l'anno fiscale 2026, un incremento del 65% che riflette l'accelerazione negli investimenti infrastrutturali. Secondo Jefferies, questo aumento illustra i persistenti vincoli di offerta di fronte a una domanda in forte crescita, particolarmente dai carichi di lavoro legati all'intelligenza artificiale.
Gli analisti avvertono che l'attuale espansione dell'infrastruttura AI probabilmente comprimeranno i margini nel breve termine. Tuttavia, queste pressioni temporanee vengono considerate ampiamente compensate dall'enorme portafoglio ordini accumulato dall'azienda e dalla crescente domanda per i servizi legati all'intelligenza artificiale.
L'entusiasmo degli investitori non accenna a diminuire: nelle contrattazioni after-hours di giovedì, le azioni Oracle hanno continuato a salire dell'1,4%. Con un guadagno del 97% dall'inizio dell'anno, il titolo si conferma uno dei protagonisti assoluti del mercato tecnologico, cavalcando l'onda della rivoluzione AI che sta trasformando l'intero settore dell'informatica aziendale.