Red Hat semplifica e unifica lo storage

Sistemi proprietari, soluzioni di fascia alta, architetture obsolete possono essere superate con il software defined storage aperto, sfruttando macchine x86 standard e a basso costo.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Per risolvere i problemi di budget e di gestione dovuti all'esplosione dei dati aziendali, Red Hat ha investito in acquisizioni e in ricerca e sviluppo nell'ambito storage, per realizzare una piattaforma aperta "software defined".

Punto di forza e di partenza: essere un'azienda open source che ha già concretizzato soluzioni di classe enterprise.

Nel seguito dell'articolo esaminiamo con Gerald Sternagl, responsabile a livello Emea della business unit Storage di Red Hat, lo stato dell'arte cui è arrivata Red Hat dopo la versione 2.0 dello storage server e gli ultimi annunci.

Gerard Sternagl, responsabile business unit storage di red Hat a livello Emea

Lo scenario aziendale

La crescita dei dati sta creando problemi sempre più urgenti alle imprese, anche perché le architetture storage restano per la maggior parte ancorate alla logica dei silos applicativi.

Le imprese si trovano con tanto spazio inutilizzato e numerose isole di storage non collegate, senza contare i vincoli proprietari per molte di tali risorse.

Anche a causa di questi ultimi, la virtualizzazione non ha ancora portato reali benefici di consolidamento, se non in ambienti ristretti. Isolati anche i vantaggi delle tecnologie di deduplicazione e thin provisioning.

Sternagl è piuttosto severo nel descrivere la realtà dello storage installato presso le aziende.

Pur riconoscendo che gli specialisti del settore dispongono di tecnologie eccellenti, il manager sottolinea che queste sono disponibili in sistemi di fascia alta troppo costosi per la stragrande maggioranza dei dati aziendali.

Il problema non è nuovo, anzi da anni si cercano rimedi. Ci ha provato, per esempio, l'Information Lifecycle Management, che prometteva di ottimizzare gli spazi, spostando nel tempo i dati in base al loro ciclo di vita, salvo poi arenarsi nella difficile pratica di definire regole automatiche di gestione.

Nel frattempo, il costo dello storage è diminuito sensibilmente, ma mai quanto l'aumento dei volumi, spesso tra il 40 e il 50% all'anno, il che, insieme alle suddette inefficienze crea un problema di budget insostenibile.

A questo, aggiunge Sternagl, si somma una discrepanza sul livello di servizio, che sempre più non risulta adeguato alle esigenze.

Questo perché lo storage non è disegnato per i nuovi workload applicativi, dove Big Data, cloud e mobile giocano un ruolo fondamentale.