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Scontro UE-USA: Bruxelles difende le nuove regole tech

Bruxelles nega le accuse di censura mentre aumentano le pressioni statunitensi sui regolamenti europei per i servizi e mercati digitali.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 01/09/2025 alle 07:40

La notizia in un minuto

  • Gli Stati Uniti organizzano un'audizione parlamentare per accusare le normative digitali europee di censura, ma i dati UE mostrano che il 35% dei contenuti rimossi viene ripristinato grazie ai meccanismi di ricorso del Digital Services Act
  • L'ex commissario Thierry Breton lancia un appello alla resistenza europea contro quella che definisce una "sottomissione" agli interessi americani, criticando l'attuale gestione diplomatica di Bruxelles
  • Dietro le accuse di censura si nasconde una strategia commerciale delle Big Tech americane per ridurre i vincoli normativi europei e massimizzare i profitti nei mercati del Vecchio Continente
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Lo scontro tra Europa e Stati Uniti tocca da vicino il mondo digitale: Washington organizza un'audizione parlamentare per mettere sotto accusa la legislazione europea sui servizi digitali, e Bruxelles reagisce con fermezza inedita, respingendo come "assurdità" le accuse di censura e rivendicando l'efficacia delle proprie normative.

Il clima di tensione tra le due sponde dell'Atlantico si fa sempre più pesante, con l'ex commissario francese Thierry Breton che lancia un appello alla resistenza europea contro quello che definisce un attacco alla sovranità del Vecchio Continente.

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I dati ufficiali forniti dalla Commissione europea contraddicono frontalmente le tesi statunitensi. Oltre 16 milioni di ricorsi sono stati presentati dagli utenti europei contro le decisioni di rimozione dei contenuti da parte di Meta e TikTok nella seconda metà del 2024. Il risultato è eloquente: nel 35% dei casi i contenuti sono stati giudicati rimossi ingiustamente e quindi ripristinati sulle piattaforme. Per la UE è un segnale sufficiente per cestinare le accuse di censura; dimostra, anzi, come la libertà di espressione dei cittadini resti al centro delle priorità. 

Thomas Regnier, portavoce della Commissione per le questioni digitali, ha utilizzato questi numeri per dimostrare come il Digital Services Act funzioni esattamente al contrario di quanto sostengono gli americani. "È grazie al DSA che esiste un meccanismo effettivo di ricorso contro le decisioni delle piattaforme", ha dichiarato con forza, ribaltando completamente la narrazione della censura.

L'audizione di Washington: un processo politico

La commissione giudiziaria della Camera dei Rappresentanti statunitense ha fissato per il 3 settembre un'audizione dal titolo provocatorio: "Europe's threat to American speech and innovation". Nel mirino finiscono non solo il Digital Services Act e il Digital Markets Act europei, ma anche le normative britanniche sulla sicurezza online e la concorrenza digitale.

Tra i testimoni annunciati spicca la figura di Nigel Farage, l'architetto della Brexit e parlamentare di estrema destra britannico, presentato come testimone confermato. È stato inoltre inviato un invito a Thierry Breton, l'ex commissario europeo che ha contribuito a scrivere il "pacchetto digitale" dell'Ue, anche se la sua partecipazione rimane in bilico per questioni procedurali legate agli obblighi di riservatezza.

"Fino a che punto noi, cittadini dell'Unione europea, accetteremo la sottomissione?

L'ex commissario francese non si è limitato a subire gli attacchi americani, ma ha contrattaccato con un durissimo articolo su Le Figaro. "Fino a che punto noi, cittadini dell'Unione europea, accetteremo la sottomissione?", si chiede Breton, denunciando l'atteggiamento di chi pretende di imporre all'Europa "le sue regole, le sue leggi, i suoi tempi".

La critica di Breton non risparmia nemmeno l'attuale Commissione europea, accusata di aver negoziato male con Washington e di non aver saputo tutelare adeguatamente gli interessi europei. Il suo appello finale risuona in sei lingue diverse: "CA SUFFIT, ENOUGH IS ENOUGH, ES REICHT, ADESSO BASTA, DOSC TEGO, YA BASTA".

Dietro le accuse di censura si nasconde una strategia commerciale ben precisa. Gli Stati Uniti puntano a garantire alle proprie Big Tech la massima libertà operativa nei mercati europei, riducendo al minimo i vincoli normativi e massimizzando i profitti. L'audizione di Washington rappresenta un tentativo di delegittimare le normative europee attraverso il soft power politico e mediatico.

La Commissione europea ha risposto invitando a concentrarsi su questioni concrete come la sicurezza dei minori online e il contrasto al terrorismo in rete. "Concentriamoci sulle cose reali che accadono nel mondo online", ha dichiarato Regnier, proponendo un'agenda condivisa che vada oltre le polemiche politiche.

La partita tra Europa e Stati Uniti sul digitale è tutt'altro che conclusa, e al momento sembra essere Washington ad avere la mano migliore nei negoziati commerciali ancora aperti. L'Europa dovrà trovare una maggiore coesione politica per aumentare il proprio peso al tavolo delle trattative e difendere la propria sovranità regolatoria in un settore sempre più strategico per il futuro dell'economia globale.

Fonte dell'articolo: www.key4biz.it

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