L'evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha ridisegnato completamente le priorità delle imprese, spostando il focus dalla semplice sicurezza del dato ad una visione olistica che abbraccia sicurezza informatica, intelligenza artificiale e mobilità dei carichi di lavoro. Un cambio di passo che si evince anche dall'analisi delle tendenze di mercato e dalle strategie delle aziende leader del settore, che stanno integrando funzionalità sempre più sofisticate nelle loro piattaforme.
Il mercato globale della protezione dati ha registrato cambiamenti significativi nell'ultimo decennio. Secondo le rilevazioni semestrali di IDC, la distribuzione delle quote tra i principali vendor è mutata profondamente dal 2016 ad oggi. Alcuni player che operavano in nicchie specifiche hanno conquistato posizioni dominanti, raggiungendo una quota di mercato mondiale del 14-15%, che sale fino al 20% nell'area EMEA. Si tratta di percentuali rilevanti considerando la densità del settore e il numero di competitor presenti.
La data resilience rappresenta oggi il nuovo paradigma, un concetto che supera la tradizionale nozione di disaster recovery. Non si tratta più soltanto di salvare i dati e ripristinarli quando necessario, ma di costruire un'infrastruttura capace di garantire continuità operativa anche in presenza di attacchi informatici, errori umani o guasti hardware. Secondo Veeam, questa filosofia si articola su cinque pilastri fondamentali: backup e recovery, portabilità dei dati, sicurezza informatica, storage sicuro e intelligenza artificiale applicata alla gestione delle informazioni.
"L'intelligenza artificiale sta diventando un elemento distintivo nelle soluzioni più avanzate" spiega Alessio Di Benedetto, Country Manager, Italy di Veeam.
Un'acquisizione particolarmente significativa, annunciata nel da Veeam a novembre, e in fase di finalizzazione, riguarda l'integrazione con Securiti AI, specializzata in data security posture management. Una fusione che intende combinare la capacità di proteggere e rendere disponibili i dati con la possibilità di classificarli, scoprire dove risiedono le informazioni critiche e analizzare chi può accedervi. L'obiettivo è fornire alle imprese gli strumenti per garantire che i progetti di intelligenza artificiale si basino su fonti affidabili e sicure.
Sul fronte delle architetture virtualizzate, l'offerta si sta espandendo rapidamente. "Mentre tradizionalmente le soluzioni di backup supportavano principalmente VMware ed Hyper-V", continua Di Benedetto, "oggi il panorama include già sette diversi hypervisor tra cui Nutanix, Proxmox, Red Hat Virtualization e Oracle VM. Le previsioni indicano un'ulteriore espansione fino a tredici piattaforme diverse entro il 2026, includendo HPE, XCP-NG, Citrix Hypervisor e altre tecnologie emergenti". Una diversificazione che risponde alle esigenze di un mercato smosso da recenti acquisizioni e cambiamenti nelle politiche di licensing che hanno spinto molte aziende a valutare alternative.
Il modello di licensing universale rappresenta un vantaggio competitivo importante in questo contesto. Invece di basarsi sulla capacità di storage utilizzata, "le licenze seguono il carico di lavoro stesso, permettendo migrazioni tra diverse piattaforme senza costi aggiuntivi. Un'azienda può quindi trasferire le proprie macchine virtuali da un ambiente all'altro, sfruttando il software di backup anche come strumento di migrazione, con la garanzia che la licenza già acquistata continui a essere valida".
Perché scegliere l'IA
La sicurezza informatica è oramai integrata nelle funzionalità core delle piattaforme moderne. Non si tratta di trasformare i sistemi di backup in antivirus, ma di sfruttare la posizione privilegiata di queste soluzioni per identificare minacce e anomalie. Il malware detection avviene in tre momenti distinti: prima dell'inizio del backup, durante la sua esecuzione e dopo il completamento, per verificare che anche i dati ripristinati siano puliti. L'integrazione con oltre sei diverse piattaforme di sicurezza – tra cui Sophos, Fortinet, Crowdstrike e Palo Alto – permette a Veeam di coordinare le difese senza richiedere alle aziende di abbandonare gli investimenti già effettuati.
L'approccio "secure by design" si concretizza attraverso appliance software preconfigurate che minimizzano le complessità di deployment. Disponibili per ambienti Linux, queste appliance includono sistemi operativi già ottimizzati secondo le best practice di sicurezza, con aggiornamenti automatici gestiti centralmente. Il cliente sceglie liberamente l'hardware su cui installarle, evitando vincoli tecnologici o commerciali, mentre il sistema si autoconfigura applicando le policy di sicurezza più appropriate.
Elena Bonvicino, Manager of Channel, Italy di Veeam, conferma la centralità del canale di distribuzione, attraverso i partner.
La formazione e lo sviluppo delle competenze costituiscono un pilastro della strategia verso il canale. Attraverso programmi di "University" articolati su più livelli, vengono offerti percorsi gratuiti online per clienti finali, training avanzati per partner e certificazioni professionali in aula. "Laboratori virtuali permettono di testare le funzionalità in ambienti protetti prima del deployment, mentre configurazioni predefinite per diversi scenari di business aiutano i partner meno esperti ad affrontare progetti complessi presso clienti enterprise".
I servizi di incident response completano l'offerta tecnologica. Attraverso team specializzati acquisiti tramite operazioni di M&A, vengono forniti assessment periodici di sicurezza, analisi delle vulnerabilità e, quando necessario, supporto nella gestione di attacchi già in corso. Questo include anche la negoziazione con i cybercriminali basata su una conoscenza approfondita dei loro comportamenti, maturata attraverso centinaia di migliaia di casi gestiti a livello globale.
Nuova ondata di dati non strutturati
I dati non strutturati rappresentano una sfida particolare per dimensioni e tassi di crescita. "La visibilità all'interno di questi repository, spesso condivisi attraverso file server o piattaforme collaborative, risulta limitata" dice Danilo Chiavari, Sr. Presales Manager, Italy & Turkey di Veeam.
Sul fronte dei workload coperti, "l'espansione continua ad abbracciare ambienti cloud nativi come Kubernetes e container, database relazionali e NoSQL, sistemi fisici su diverse piattaforme Unix e Windows, oltre naturalmente agli ambienti virtualizzati". L'architettura della soluzione si articola su due famiglie principali: piattaforme self-managed dove il cliente gestisce direttamente repository e infrastruttura, e servizi completamente gestiti dove anche lo storage viene fornito come servizio con modello pay-per-use.
La crescita finanziaria riflette il successo di questa strategia. Con ricavi annuali che hanno raggiunto 1,7 miliardi di dollari e una valutazione aziendale passata da 5 a 15 miliardi di dollari in pochi anni, i margini operativi del 30% testimoniano la solidità del modello di business. L'obiettivo dichiarato è superare i 2 miliardi di fatturato mantenendo tassi di crescita anno su anno superiori alla media del settore, sostenuti da innovazione continua e espansione geografica in mercati emergenti.