Zscaler ci spiega la nascente minaccia dello "Shadow IoT"

C'è un aumento del 1.500% del traffico IoT attraverso la piattaforma cloud di Zscaler, sintomo di un'ascesa evidente nel numero di dispositivi non autorizzati sul posto di lavoro

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a cura di Antonino Caffo

Zscaler ha pubblicato la seconda edizione del proprio report dedicato all’Internet of Things dal titolo "IoT Devices in the Enterprise 2020: Shadow IoT Threat Emerges". Fulcro centrale è la generazione, da parte dei clienti del gruppo, di oltre 1 miliardo di transazioni IoT al mese sulla piattaforma cloud interna.

Questo è pari a un aumento di 1.500 punti percentuali dal precedente report del maggio 2019. Analizzando due settimane di questo traffico specifico nel cloud Zscaler, l’azienda ha rilevato 553 diversi dispositivi IoT in 21 categorie e di 212 produttori diversi.

Aziende di tutto il mondo stanno tenendo sotto osservazione il fenomeno dello Shadow IoT, laddove i dipendenti portano dispositivi non autorizzati in azienda. A causa di quest’enorme quantità di device non autorizzati, i team dedicati all’IT e alla sicurezza spesso non sono al corrente della presenza di tali oggetti né di come influiscono sulla sicurezza complessiva della rete interna.

I principali dispositivi IoT non autorizzati presi in esame da Zscaler includono digital home assistant, TV set-top box per la TV digitale, videocamere IP, dispositivi domestici intelligenti, smart TV, smartwatch e sistemi multimediali per gli autoveicoli.

Il maggior volume di traffico IoT è nei settori manufacturing e retail: i clienti nei settori retail e manifatturiero hanno generato il più elevato volume di traffico IoT (56,8%) seguiti da enterprise (23,7%), intrattenimento e home automation (15,7%) e sanità (3,8%).

La maggioranza delle transazioni IoT non è sicura: l’83% delle transazioni IoT si verifica su canali con testo in chiaro, mentre solo il 17% utilizza canali sicuri (SSL).

Zscaler ha individuato anche exploit che colpiscono i dispositivi non autorizzati: spuntano in continuazione nuovi metodi che colpiscono i dispositivi IoT, come la botnet RIFT, che colpisce le vulnerabilità nelle videocamere di rete, nelle videocamere IP, nei videoregistratori digitali e nei router domestici.

«Siamo entrati in una nuova era che vede l’utilizzo ampliato di dispositivi IoT a lavoro. Utilizzando quelli personali, accedendo ai dispositivi domestici e monitorando le entità personali attraverso le reti aziendali, i dipendenti espongono le imprese a una vasta gamma di minacce» ha affermato Deepen Desai, Vice President of Security Research di Zscaler.

«Il nostro settore deve implementare strategie di sicurezza che salvaguardino le reti aziendali rimuovendo i dispositivi shadow IT dalla superficie d’attacco, migliorando costantemente il rilevamento e la prevenzione degli attacchi che prendono di mira tali dispositivi».

Tant'è vero che nel corso del trimestre, Zscaler ha bloccato circa 42 mila transazioni corrispondenti a malware ed exploit IoT, incluse le principali famiglie di malware Mirai, Gafgyt, Rift, Bushido, Demonbot e Pesirai.

«Le aziende dovrebbero prendere in considerazione un approccio Zero Trust che assicura che tutte le comunicazioni tra dispositivi e persone avvengano con entità note e in rispetto della policy aziendale per ridurre la superficie d’attacco IoT» ha concluso Desai.