Alice in Borderland 1, recensione: un mondo distopico e un survival game crudele

La nostra recensione di Alice in Borderland 1 di Haro Aso, edito in Italia dalla J-POP, da cui è stata tratta una serie live-action Netflix.

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a cura di Beatrice Villa

Siete pronti a iniziare un gioco orribile e sadico che vi porterà a compiere scelte crudeli per non perdere la vostra vita? Se vi piacciono i survival game, Alice in Borderland 1, manga scritto e disegnato da Haro Aso, pubblicato in Giappone da Shōgakukan da novembre 2010 a marzo 2015 sulla rivista Shōnen Sunday S e poi da aprile 2015 a marzo 2016 su Weekly Shōnen Sunday, è la storia che fa per voi. J-POP porta nel nostro Paese il manga da cui è stata tratta l’omonima serie live-action più vista in Giappone nel 2020, classificata nella top 10 di Netflix in 40 paesi e territori. Senza altro indugio immergiamoci in questa realtà distopica, questo mondo di confine che vi porterà ad affrontare le vostre più intime paure.

Anche per gli scarti arriva il domani. Persino un moccioso come me sa che non può continuare a scappare all’infinito per distogliere lo sguardo da un domani insensato e pieno di ansie. Da qualche parte nel mio cuore ho pensato veramente che avrei preferito che succedesse. Forse non ero l'unico a vederla così. Magari anche a voi adulti sarà balenato un pensiero simile almeno una volta, in un angoletto della vostra anima.

Alice in Borderland 1: attenti a cosa desiderate

Ryohei Arisu è un ragazzo al terzo anno di liceo che già da tempo ha perso ogni voglia di vivere. Si sente schiacciato dalle responsabilità della vita e odia il fatto che viene sempre paragonato a suo fratello minore da loro padre. Non ha fiducia in se stesso e sogna di fuggire via, di scappare da questa realtà troppo stretta per lui e soffocante. Riesce però a respirare una boccata di aria fresca e a godersi la vita quando è insieme ai suoi due migliori amici, Chota Segawa, suo compagno di classe e Daikichi Karube, un ragazzo con il quale diventa amico dopo essere stato salvato da alcuni bulli. Nonostante questo, il suo desiderio di vivere lontano da tutti, in un modo in cui non deve pensare al futuro né al peso di ciò che il padre e l'intera società si aspettano da lui, lo tormenta. Quello che però non si aspetta è che questo suo desiderio venga esaudito.

Una sera infatti, alla stazione di Shibuya, lui Chota e Karube assistano a un improvviso spettacolo pirotecnico. Subito dopo vengono travolti da una luce accecante che gli trasporta in una realtà parallela, in una terra di confine, ovvero Borderland, una Tokyo che a prima vista sembra uguale a quella che conoscono, ma desolata: non c’è anima viva e la città sembra abbandonata. Dopo un momento di euforia per il fatto di essersi lasciato alle spalle quella vita che tanto odiava, Arisu si rende ben presto conto della terribile situazione in cui lui e i suoi amici sono intrappolati: perché quella in cui si trovano non è una terra da sogno, ma un incubo appena iniziato.

Non si può più tornare indietro, il gioco è cominciato e in palio ci sono le loro vite. Non hanno altra scelta se non quella di lottare per sopravvivere, scoprendo mano a mano che tutto è reale, la morte è tangibile e la paura può incatenarti al suolo ma anche darti una mano. E sarà proprio Arisu a tirare fuori un potenziale che prima non credeva di avere per cercare di trovare un modo per porre fine a questo gioco contorto.

Alice in Borderland 1: sogno a occhi aperti o incubo perenne

“Ma allora se il mondo non ha assolutamente alcun senso, chi ci impedisce di inventarne uno” diceva Alice, la protagonista di una delle più classiche storie di Lewis Carroll. É vero, il nostro mondo non ha senso, ma quello in cui si trovano i nostri protagonisti non ha nulla a che vedere con il mondo meraviglioso in cui si perde la giovane Alice.

Un sogno eterno, un luogo senza tempo né spazio, un’immagine distorta: Borderland è un mondo simile a quello che ritroviamo nelle fiabe per bambini, ma più crudele e sadico. Come Alice che voleva fuggire dal suo mondo, anche Bordeland sembra aprire le sue porte a quelli che possiamo definire come gli scarti della società, persone che non sembrano avere un futuro e che sono schiacciate dal peso di richieste e giudizi che non riescono a controllare.

L’entrata nel mondo di Bordeland assomiglia alla discesa di Alice nel Pase delle Meraviglie, con l’unica differenza che l'immagine che ci viene mostrata è più fantasmagorica: nulla ha senso, le dimensione delle cose sono storpiate, persino i corpi dei personaggi.

Quello che però è reale è la morte: le persone muoiono e non è uno scherzo. L’unico modo per scappare non è svegliarsi dal sogno, ma giocare perché il destino che attende coloro che si rifiutano è ancora la morte. Continuare a giocare sperando che la fortuna sia dalla nostra parte, comprendendo che ci sono regole ben precise, che vanno rispettate, ma una volta capito il meccanismo di base ecco che la disperazione iniziale può trasformarsi in una flebile speranza.

Le difficoltà dei giochi sono scelte a seconda del numero della carta che si pesca e a ogni tipo di Asso corrisponde un tipo di sfida. L'Asso di Picche indica i giochi fisici in cui conta la forza, la resistenza e l’abilità in combattimento. L'Asso di Quadri indica i giochi d’intelligenza e mentre l'Asso di Fiori i giochi in cui viene richiesta una conoscenza generica. E infine l'Asso di Cuore. In questo primo volume non viene specificato i giochi corrispondente ma tutto fa presagire che siano quelli più pericolosi e sadici.

Molte sono le domande che sorgono nel corso della storia. Che cos'è veramente Borderland e chi c'è dietro a questi giochi? Non solo. Alla conclusione del primo volume è possibile supporre che ci siano giocatori provenienti da un gioco diverso. Prede e predatori tutti spinti da un unico obiettivo: quello di sopravvivere. Bordeland è un’arena in cui non è permesso perdere.

Lo stile grafico e narrativo

La storia che ci propone l’autore è decisamente accattivante, da brivido. Le prove sembrano diventare sempre più sadiche e crudeli man mano che si prosegue con la lettura. Non solo: il lettore è tenuto con fiato sospeso fino alla fine. Haro Aso è decisamente bravo a gettare indizi qua e la all’interno della narrazione che stuzzicano la curiosità di chi legge.

I disegni sono ben fatti, le tavole ricche di sfondi e dettagli. Haro Aso ci mostra tutto il suo talento utilizzando con abilità un tratto preciso e tagliente, con il quale riesce a ricreate l'atmosfera lugubre, a metà tra incubo e realtà, in cui immersa Borderland.

C’è tanto potenziale di crescita soprattutto per Arisu che già in questo primo volume dimostra la sua intelligenza e la sua spiccata capacità di cogliere ciò che a prima vista sembra inutile, ma che alla fine è il dettaglio che serve per salvarsi la vita. La narrazione è profonda e l'autore riesce a incanalare al suo interno anche messaggi profondi sulla vita, su cosa significa veramente essere al mondo e sulla ricerca della felicità.

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