Army of Thieves: anteprima di una grande rapina

Army of Thieves è un divertente prequel di Army of the Dead, ma riuscirà a dar vita a una serie legata al film di Snyder?

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a cura di Manuel Enrico

Army of the Dead, alla sua uscita, era stato presentato come una produzione coraggiosa di Snyder, un’occasione per il regista per cercare nuovi consensi anche tra coloro che avevano osteggiato il suo operato. Reduce dall’operazione Justice League, di cui avevamo finalmente visto la sua Snyder's Cut,il regista di Watchmen e 300 aveva investito molto su questo zombie movie, presentando una squadra di insoliti rapinatori intenzionati a fare il colpo del secolo, in una Los Angeles invasa dai non morti. Divertente, a tratti esagerato, Army of the Dead si è comunque rivelato un intrattenimento godevole, fondato anche sulla presenza di personaggi bene definiti. A questo particolare dettaglio è legato Army of Thieves, prequel dell’avventura zombie, in cui abbiamo modo di conoscere meglio uno dei rapinatori: Ludwig Dieter.

In Army of the Dead, il genio delle casseforti interpretato da Matthias Schweighöfer era l’elemento chiave dell’operazione, l’unico in grado di aprire la Crepuscolo degli Dei, la cassaforte ritenuta inviolabile cui dovevano accedere i rapinatori guidati da Dave Bautista. Al momento del suo reclutamento, Ludwig dimostrava una vera venerazione per questo prodigio della meccanica, accettando subito l’incarico proposto, quasi fossa una decisione del destino. E se fosse davvero così?

Army of Thieves: niente zombi, tanta azione

Army of Thieves è la risposta a questo interrogativo. Prequel ambientato sei anni prima degli eventi visti in Army of the Dead, la pellicola diretta da Schweighöfer racconta la nascita di questo eclettico scassinatore, uno spin off che incontra la origin story, declinandola all’interno della più classica delle rapine cinematografiche. Pur inserendosi all’interno di un universo narrativo, di cui potenzialmente potremmo vedere altri capitoli, Army of Thieves è un heist movie che ci si potrebbe godere in modo autonomo, nonostante la presenza dello scassinatore tedesco sia il trait d’union con Army of the Dead. Una concezione interessante, con una delicata trama orizzontale che lascia spazio a un’avventura a sé stante, ricca dei classici elementi del genere, ma che viene presentata con il giusto tocco di dinamismo  e qualche situazione divertente.

Matthias Schweighöfer è un giovane impiegato, con la passione delle casseforti. Nel tempo libero, gestisce un canale YouTube da cui diffonde la sua passione, raccontando aneddoti legati ai grandi costruttori e alle storie delle loro creazioni. Il suo mito è Wagner, fabbro tedesco che ispirandosi alla Saga dei Nibelunghi, composta dal compositore suo omonimo, realizzò quattro casseforti, che fossero una trasposizione meccanica della poetica delle composizioni del più famoso omonimo. Matthias conosce ogni elemento di queste casseforti, dalla storia al modo con cui potrebbero essere aperte.

Una conoscenza che lo porta a finire nel mirino di una banda di criminali internazionali, decisi a compiere l’impossibile: rapinare tutte le casseforti di Wagner. Per il giovane tedesco, impacciato e tutt’altro che sicuro di sé, questa possibilità diviene una svolta esistenziale, che lo porta a conoscere la bellissima Gwendoline  (Nathalie Emmanuel), leader di una banda di rapinatori eclettica e geniale.

Basandosi sulla sceneggiatura di Snyder, a Schweighöfer viene affidata la possibilità di dirigere il film sul suo alter ego in Army of the Dead. Occasione che il regista trasforma in un divertente gioco delle parti, dove l’evoluzione del suo scassinatore sembra rispecchiare la sua crescita artistica. Non a caso, in questo prequel ambientato sei anni prima di Army of the Dead non esiste ancora Ludwig Dieter, ma conosciamo… Matthias Schweighöfer. Con una scelta in linea con la sregolatezza di questa serie, regista e protagonista collimano, quasi che Schweighöfer volesse sancire la sua totale aderenza al personaggio conosciuto in Army of the Dead.

Una volontà arguta, che ci consegna quindi un viso noto ma dal carattere totalmente diverso, seppure unito al suo sé futuro dalla passione viscerale per entrambi i Wagner, compositore e fabbro. Non è un caso che nei momenti salienti della trama di Army of Thieves  Schweighöfer citi elementi centrali della poetica di Wagner, che non sono solamente dettagli utili all’apertura delle casseforti, ma rispecchiano anche un’interiorità emotiva. Da questo nascono momenti intensi, dove si consolida un’affinità tra Schweighöfer e Gwendoline che si trasforma rapidamente nell’appassionante metronomo di questa avventura tra inseguimenti, tradimenti e divertenti siparietti.

Nascita di uno scassinatore sui generis

Schweighöfer convince come attore, rendendo il suo rapinatore un personaggio mutevole, dando risalto a questa sua maturazione da frustrato impiegato a genio degli scassinatori. Caratterizzato da un’emotività quasi fanciullesca nella sua ingenuità, Schweighöfer diverte ed emoziona, si muove sullo schermo con sicurezza, offrendoci un’interpretazione di buon livello. Che si tratti di concedersi un gridolino di sorpresa nei momenti più assurdi o di lasciar emergere una sensibilità genuina, Schweighöfer non delude, aiutato da un cast che riesce a sostenerlo a dovere. La Emmanuel, avvezza ai meccanismi di queste pellicole dopo la sua lunga permanenza in Fast & Furious, si dimostra padrona della sua Gwendoline, ma ugual apprezzamento è da attribuirsi agli attori, che pur non eccellendo per particolari doti riescono a dare ai propri alter ego il necessario approfondimento.

Lato registico, Schweighöfer sembra meno ispirato, affidandosi a una realizzazione che svolge il suo compito, ma senza intuizioni personali. Va riconosciuto che queste tipologie di pellicole ha oramai trovato nel citato Fast & Furious e in produzioni come 6 Underground delle pietre di paragone di tutto rispetto, che hanno mostrato intuizioni stilistiche e narrative divenute familiari. Army of Thieves non delude, coglie le giuste dinamiche di inquadrature e tempi, ma non offre nulla di realmente innovativo, lo spettatore avvezzo a queste pellicole troverà facilmente una certa familiarità con più noti titoli del genere.

Non per questo Army of Thieves perde di fascino. Se visivamente non si rimane impressionati da soluzioni ardite, il talento attoriale di Schweighöfer diventa il vero plus di questo film, catalizzando la nostra attenzione. Il gioco di raccontare il background un personaggio già noto funziona solo se si offre allo spettatore una storia che tenga conto della nostra affinità con il personaggio, e Army of Thieves fa tesoro di questa consapevolezza. Non solo creando un legame narrativo con Army of the Dead, presentando in modo sottile ma persistente il problema zombie, ma svelandoci la nascita di una delle figure più divertenti di Army of the Dead, raccontandoci veramente la nascita di Ludwig Dieter.

Army of Thieves non è solamente un film godibile e divertente, ma la potenziale conferma solidità dell’universo narrativo avviato con Army of the Dead. Il film di Snyder può essere la scintilla vitale di una più ampia narrazione, affidandosi a figure carismatiche e appassionanti che popolano questo mondo piagato dagli zombie, lasciando che altri interpreti, come Schweighöfer, offrano altre visioni di questo mondo.